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Un dipendente pubblico può fare lo scrittore?

Dietro la scrivania di un ufficio pubblico potrebbero nascondersi talenti inaspettati. Un dipendente, tra una pratica e l’altra, potrebbe celare l’anima di un romanziere, di un poeta o di uno scrittore di thriller. Ma è davvero possibile conciliare l’attività all’interno dell’Amministrazione con la stesura di un libro?

 

Le leggi consentono ai nostri impiegati pubblici di trasformare le loro idee in best seller e, con un pizzico di fantasia, rendere la vita in ufficio un po’ più avvincente?

 

La risposta è sì. I dipendenti pubblici con maggior talento potrebbero prodigarsi in questa impresa. Certo, la notizia potrebbe far storcere il naso a qualche purista della letteratura, ma è proprio così.

 

Le leggi non vietano ai dipendenti pubblici di pubblicare romanzi, poesie, saggi. Anzi, l’articolo 53, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001 afferma chiaramente che sono esclusi dalle norme sulle incompatibilità del pubblico dipendente, i compensi derivanti “dalla utilizzazione economica da parte dell’autore o inventore di opere dell’ingegno e di invenzioni industriali”.

 

Per opere dell’ingegno si intende, secondo la definizione della Corte di Cassazione, “espressioni di carattere creativo del lavoro intellettuale appartenenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.”

 

Naturalmente, va ricordato che secondo il comma 7 dell’art. 53 del decreto legislativo suddetto: “I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall’amministrazione di appartenenza. Ai fini dell’autorizzazione, l’amministrazione verifica l’insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi.

 

Dunque, ogni dipendente pubblico ha la possibilità di esprimere la propria creatività. Perciò, il funzionario dell’anagrafe, nel tempo libero, potrebbe scrivere un giallo psicologico ambientato proprio tra le carte d’identità, mentre l’impiegato della Giustizia potrebbe dar vita a un’epica saga ambientata tra i banchi del tribunale. Le possibilità sono infinite.

 

Luca Colafrancesco, Ufficio comunicazione UILPA

 

Roma, 28 agosto 2024