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Liberati i sindacalisti Mourad Ghedia e Cihan Erdal

Sul finire della scorsa settimana abbiamo saputo che Mourad Ghedia, presidente della Federazione nazionale dei lavoratori della giustizia in Algeria, imprigionato il 5 aprile, è stato rilasciato in seguito alla campagna internazionale del PSI su LabourStart. Come ci ha scritto il suo sindacato, Mourad ” si è potuto ricongiungere alla sua famiglia, grazie a coloro che hanno aderito all’ampia campagna di solidarietà e sostegno dei sindacati amici, di LabourStart e delle organizzazioni sindacali internazionali che hanno sfidato i decisori algerini”. SNAP / CGATA esprime la sua gratitudine a tutti coloro che hanno sfidato il governo e la Presidenza della Repubblica sul caso di Mourad Ghedia. Ringrazia calorosamente il PSI e LabourStart per tutti gli sforzi investiti nella campagna internazionale”.

Lo stesso giorno, un giudice in Turchia ha ordinato la liberazione di Cihan Erdal, anch’egli oggetto di una campagna LabourStart in corso. Cihan è libero in attesa della conclusione del suo processo penale. Come ci è stato detto, “il rilascio è condizionato … Deve rimanere in Turchia e deve presentarsi alla stazione di polizia locale due volte a settimana”. Mentre questa è certamente una buona notizia, Cihan Erdal rimane sotto condizioni che gli impediscono di tornare alla sua residenza a Ottawa, in Canada, separato dalla sua sposa e dalla sua famiglia. Rimane anche a rischio di future incarcerazioni sulla base di accuse che sono chiare violazioni della sua libertà di associazione e di espressione. Date le circostanze, la nostra lotta continua”.

Se non l’hai ancora fatto, prenditi un momento per mostrare la tua solidarietà a Cihan e per chiedere che gli sia permesso di tornare a casa – clicca qui.

Entrambi questi sviluppi sono un’ulteriore prova del potere delle nuove tecnologie di comunicazione quando sono combinate con la tradizionale solidarietà sindacale. Ed entrambi ci danno una buona ragione per essere orgogliosi del lavoro che siamo stati in grado di fare a sostegno dei sindacalisti incarcerati non solo in Algeria e in Turchia, ma ovunque nel mondo.

 

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