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Uilpa Esteri. Il contributo trasporto masserizie non c’è più

Informiamo tutti gli iscritti ed i simpatizzanti che in fase di conversione in legge del D.L. “fiscale” 146/2021 (avvenuta con la Legge 2015/2021) è stata inserita, dopo un’attesa durata quasi otto anni, la riforma dell’art. 199 del D.P.R. 18/1967. Si tratta nello specifico del famigerato contributo per il trasporto delle masserizie che, per effetto di tale norma, sarà quindi abrogato e sostituito da una semplice maggiorazione dell’ISE a decorrere dal 1° gennaio 2022.

Con l’entrata in vigore di questa riforma termineranno quindi i perversi effetti fiscali del sistema previgente.

Riteniamo giusto per prima cosa ricordare qui, a beneficio di chi non lo sapesse o di chi leggerà queste righe fra qualche anno, che cosa sia stato il contributo per il trasporto delle masserizie. Quest’ultimo venne introdotto dal D.L. 101/2013 ed applicato a tutto il personale delle pubbliche amministrazioni in movimento da e verso l’estero a decorrere dal 1° gennaio 2014 in sostituzione del precedente sistema che prevedeva invece un semplice pagamento delle spese di trasporto rimborsate nell’ambito di massimali predeterminati dallo stesso art. 199 del D.P.R. 18/67 (qui il testo vigente fino al 2013: https://www.esteri.it/mae/normative/dpr_18_e_modifiche.pdf ). Il testo introdotto nel 2013 previde invece che “per i viaggi di trasferimento , per consentire di far fronte alle spese aggiuntive necessarie per il trasporto degli effetti, comprensivi di bagaglio, mobili e masserizie, spetta al personale un contributo fisso onnicomprensivo” calcolato in una percentuale compresa fra il 30 e il 100 per cento dell’indennità di servizio estero a seconda della distanza intercorrente fra la sede di servizio e quella di destinazione.

La circostanza che il pagamento delle spese fosse stato sostituito da un contributo fisso fece sì, per prima cosa, che quasi sempre il personale dello Stato all’estero si sia visto costretto ad integrare tali importi di tasca propria non raggiungendo quasi mai detto contributo i valori di mercato. Ciò che è peggio, la natura giuridica del contributo fisso onnicomprensivo ha implicato che lo stesso andasse a sommarsi interamente al reddito IRPEF dei dipendenti generando così pesantissimi conguagli fiscali a danno degli interessati. Utilizziamo volutamente la parola “danno” perché nel caso di specie non si andava affatto a tassare un reddito, ma solamente delle somme corrisposte al dipendente per pagare un trasloco strettamente legato alla propria attività lavorativa. In conseguenza di ciò la stragrande maggioranza del personale coinvolto registrò, in questi anni, perfino più mensilità consecutive di importo pari ad un solo euro con inoltre sensibili differenze tra dipendenti aventi uguale retribuzione.

Per fare un esempio, due funzionari con identico reddito da lavoro pagavano l’anno successivo un’IRPEF diversificata per il solo fatto di aver effettuato traslochi su distanze differenti.

Nel rinviare al messaggio in calce per i dettagli tecnici della nuova normativa, cogliamo invece l’occasione per ricordare – con orgoglio e soddisfazione – il lungo impegno della nostra organizzazione per arrivare a questo risultato, impegno che ha conosciuto anche momenti importanti: https://bit.ly/3HgtdzD. Abbiamo instaurato fin dall’inizio un dialogo costante con l’Amministrazione, alla quale oggi riconosciamo di aver saputo proporre fin dall’inizio la soluzione giusta che infatti il Legislatore ha oggi fatto propria (qui un nostro comunicato del luglio 2017 in cui essa veniva già individuata nelle forme con cui entrerà in vigore da sabato prossimo: (https://bit.ly/3mFPr6p) e di essersi battuta contro quelle Amministrazioni dello Stato che invece ne contrastavano l’approvazione scontrandosi però ripetutamente con resistenze fortissime. Di fronte a tale evidenza fummo quindi costretti a valutare un approccio meno dialogante, inizialmente da soli (https://bit.ly/3JhmuY6) facendone anche un punto qualificante della nostra azione sindacale (v. Relazione della Segreteria al XIII Congresso, pagg. 27-28: https://bit.ly/3eAP8oQ) e successivamente sensibilizzando i nuovi vertici della DGRI in occasione del nostro primo incontro con l’attuale Direttore Generale, Amb. Varriale (https://bit.ly/32GY2yq).

Dopo aver ottenuto, ad ottobre del 2019, un forte mandato a procedere con iniziative legali da parte del gruppo dirigente della nostra organizzazione (http://bit.ly/2SELWyN) ci siamo successivamente fatti promotori di un ampio fronte sindacale con le OO.SS. eventualmente interessate alla riforma del contributo masserizie tra quelle operanti al MAECI. La risposta fu sorprendente raccogliendo intorno ad un tavolo pressoché tutte le organizzazioni sindacali attive nella nostra Amministrazione. Il 26 novembre del 2019 si riunirono nei locali della nostra Segreteria, probabilmente per la prima volta in tale formato, i rappresentanti dei coordinamenti al MAECI di FP CGIL, CISL FP, SNDMAE, CONFSAL UNSA, FLP, e DIRSTAT per valutare e mettere in campo azioni unitarie. Alla richiesta congiunta di incontro con l’On. Ministro concordata in quella circostanza si associarono nelle ore successive anche CONFINTESA, UNADIS e CIDA rendendo necessario per l’occasione realizzare un’inedita unione di loghi sindacali (http://bit.ly/33p3alB).

All’incontro partecipò il Capo di Gabinetto, Amb. Sequi, al termine del quale seguirono colloqui con i sottosegretari Di Stefano, Sereni e Scalfarotto mentre molti esponenti sindacali delle varie OO.SS. allacciarono contatti personali con esponenti politici sia parlamentari che governativi per facilitare una soluzione. Le tempistiche eccessivamente ristrette non consentirono tuttavia di raggiungere alcun risultato in quella circostanza, ragion per cui venne parallelamente avviato lo studio di un’iniziativa giudiziaria che avrebbe dovuto auspicabilmente condurre ad un giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 199 del DPR 18/67. A febbraio del 2020 iniziammo a valutare un comunicato con cui invitavamo i colleghi a proporsi per avviare il percorso processuale. Si pensò ad un titolo sdrammatizzante ispirato alla cronaca già seria di quei giorni ma di cui nessuno immaginava ancora le evoluzioni: “cerchiamo il ricorrente zero”. Il comunicato non uscì mai e con l’esplodere dell’emergenza anche la battaglia per il contributo masserizie passò in subordine.

Passarono diversi mesi prima di arrivare ad una nuova iniziativa in vista della Legge di Bilancio 2020, in occasione della quale si tenne una videoconferenza tra il Segretario Generale, Amb. Belloni ed i rappresentanti delle varie organizzazioni sindacali (https://bit.ly/3ECmvm2). Anche in quella circostanza, alla mobilitazione non seguirono tuttavia risultati apprezzabili.

A marzo di quest’anno si era aperto un inatteso spiraglio, che finora avevamo tenuto riservato in attesa di conferme, per una soluzione del problema in via amministrativa. Un’iscritta al coordinamento UILPA del Ministero della Difesa, che alcuni anni fa aveva prestato servizio presso un’Addettanza in America Latina, ci aveva contattati per segnalare di aver ottenuto dall’Agenzia delle Entrate della sua città un rimborso parziale del contributo, dimostrando a mezzo fattura di averne effettivamente utilizzata solo una parte. Nonostante le nostre richieste, la collega non ci aveva tuttavia fornito tutta la documentazione temendo che una replica in massa della sua iniziativa portasse anche ad un riesame della sua posizione.

Lo scorso novembre, in vista dell’attuale Legge di Bilancio, ci siamo nuovamente rivolti all’On. Ministro insieme ai coordinamenti al MAECI di CGIL e CISL (https://bit.ly/32KCNM9) complimentandoci con lui per la partecipazione alla manifestazione unitaria del 16 ottobre indetta dopo l’attacco neofascista alla sede della CGIL e sollevando ancora una volta il tema del contributo per il trasporto delle masserizie che colpiva con modalità inique e di dubbia legittimità – a nostro avviso anche costituzionale – somme che non sono redditi ma esclusivamente rimborsi di una spesa. Dalla soluzione del problema non sarebbe derivata, a nostro avviso, soltanto l’eliminazione di un aspetto critico che non aiutava la macchina amministrativa a funzionare come doveva, ma avrebbe anche lasciato un ricordo durevole nel personale della sua attività come Ministro degli Esteri.

Nelle scorse settimane eravamo già stati informalmente notiziati di un’iniziativa politica forte per sbloccare la situazione. Prendiamo atto che questa iniziativa è andata a buon fine e che l’On. Ministro Luigi Di Maio ha risposto alla nostra missiva con i fatti. Di questo gliene diamo atto e lo ringraziamo, così come ci complimentiamo con la dirigenza del MAECI per questo risultato, auspicando che questa sia solo la prima di una serie di interventi normativi che ridiano lustro al servizio estero.

Ringraziamo doverosamente anche i nostri “compagni di viaggio” delle altre organizzazioni sindacali al MAECI, con i quali abbiamo lavorato efficacemente superando in alcuni casi vecchie divisioni. Con molti di loro è stata anche l’occasione per conoscersi meglio e per sviluppare migliori rapporti personali.

Le battaglie contro gli abusi e le prevaricazioni sono quelle in cui il sindacato cresce e si rinforza.

L’entrata in vigore della nuova norma scrive dunque la parola “fine” su questa annosa ed incresciosa – quando non umiliante – vicenda la quale non ha, con ogni evidenza, prodotto risparmi significativi per il bilancio dello Stato danneggiando tuttavia al contempo l’efficacia dell’azione amministrativa del MAECI e contribuendo, questo sì, a disincentivare le partenze verso l’estero.

Ci aspettiamo coerentemente che la Rete diplomatico-consolare sia finalmente riconosciuta da tutti per quello che è: un servizio essenziale ed un asset strategico della Repubblica e non una fonte di spreco o un ramo secco da tagliare. E’ ora di uscire da una visione populista e deformata di che cosa sia il MAECI, visione che aveva indirettamente ispirato sia la pessima riforma del 2013 sul trasporto delle masserizie sia gli adeguamenti delle indennità di servizio estero ad essa seguite pochi mesi dopo.

Il personale tutto della Farnesina merita un trattamento migliore e non può temere il confronto tra ciò che quotidianamente offre e ciò che riceve in cambio.

La Segreteria UILPA Esteri

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