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UIL. Presentata l’edizione 2023 del Rapporto ASviS

È stata presentata l’edizione 2023 dell’annuale Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), scaricabile al link Rapporto ASviS 2023 – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.

 

Il documento offre analisi e proposte per l’avanzamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, a sette anni dalla scadenza dell’Agenda 2030.

 

Rispetto a quest’ultima – rivela il report – è necessario prendere atto di andamenti decisamente contrastanti. Da una parte, infatti, è innegabile che siano stati compiuti passi in avanti rispetto al 2015: nel nostro Paese, abbiamo potuto constatare un’evoluzione delle politiche – culminata nella riforma della Costituzione, con l’inclusione dei principi di tutela dell’Ambiente anche nell’interesse delle future generazioni – accompagnata dall’aumento della conoscenza del concetto di Sostenibilità, in special modo tra le giovani generazioni; a ciò si sono aggiunte l’approvazione di due Strategie Nazionali per lo Sviluppo Sostenibile, la trasformazione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) in Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS), nonché l’approvazione di piani e strategie a livello locale.

 

Anche una parte del settore privato ha colto il significato della trasformazione necessaria e ha moltiplicato il proprio impegno in tal senso. Allo stesso tempo, in Europa abbiamo potuto assistere ad una trasformazione epocale, testimoniata dalla lunghissima lista di atti e innovazioni adottati nel più recente passato.

 

D’altro canto, però, tali segnali positivi non posso farci dimenticare che siamo ancora troppo lontani dal conseguire gli Obiettivi dell’Agenda 2030. Molti indicatori, infatti, confermano che i progressi conseguiti finora sul percorso della Giusta Transizione non sono sufficienti, o che addirittura si è assistito a delle regressioni (secondo l’ONU, guardando ai Target per cui sono disponibili dati affidabili, solo nel 12% dei casi si è sulla buona strada per raggiungere i “valori obiettivo”). A rendere più arduo il cammino, peraltro, a livello internazionale, sono emersi numerosi conflitti – da quello scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina a quello ancor più recente verificatosi in Israele – che stanno minando il progresso politico multilaterale.

 

Di questo passo, nel 2030, le emissioni di gas climalteranti continueranno a crescere e i danni da cambiamenti climatici, che stanno già subendo un’impennata rispetto alle valutazioni di pochi anni fa, saranno sempre più elevati in tutte le parti del mondo; la temperatura media (ad oggi superiore di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali) raggiungerà facilmente il limite di 1,5°C previsto dagli Accordi di Parigi già nel 2034, non più nel 2050, e continuerà a crescere; nel 2030, quasi due miliardi di
persone fanno ancora affidamento sui combustibili fossili; infine, potrebbero essere necessari almeno 25 anni per fermare la deforestazione, mentre circa un milione di specie, su otto milioni oggi di quelle attualmente conosciute, rischia l’estinzione.
Come UIL, siamo consapevoli che ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale costituisca una minaccia grave e crescente per il benessere nostro e del nostro pianeta; e del fatto che, se non si interviene in modo concreto e tempestivo, si rischia di non assicurare un futuro vivibile a noi e alle future generazioni.

 

Siamo altrettanto convinti che garantire l’attuazione dei principi della Giusta Transizione e gettare le basi per una nuova Economia Verde significhi non solo favorire il passaggio verso una realtà produttiva a bassa emissione di carbonio, ma anche concretizzare un’occasione preziosa per attrarre nuovi investimenti e, soprattutto, per accompagnare le lavoratrici e i lavoratori verso un mondo occupazionale socialmente e ambientalmente equo, in cui nessuno sia lasciato indietro. E ciò dovrà avvenire anche attraverso una formazione che li conduca ad una riqualificazione professionale adeguata e accessibile.

 

La Just Transition richiede la più ampia partecipazione, perché deve essere pianificata e attuata con il contributo della società civile, costruendo il dialogo tra persone, istituzioni, imprese, scuola, università e ricerca, al fine di individuare le migliori soluzioni, trasformando le attività produttive e il sistema economico nel vero motore della nuova realtà in chiave green.

 

E, in questo percorso, è essenziale che sia garantito un reale processo partecipativo e contrattuale, con un ampio coinvolgimento delle Parti Sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quella di monitoraggio e valutazione degli stessi.

 

Tiziana Bocchi, Segretaria confederale UIL