Come definita nella “Strategia europea in materia di Sviluppo Sostenibile”, approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo, la mobilità sostenibile ha come obiettivo principale quello di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della comunità, minimizzandone, allo stesso tempo, gli effetti negativi sull’economia, la società e l’ecosistema.
Si tratta quindi di un tema che – per la sua stessa natura di elemento chiave per la trasformazione virtuosa delle nostre città in termini di connessioni e di vivibilità per le persone – rappresenta uno degli argomenti più dibattuti nell’ambito delle politiche ambientali locali, nazionali e internazionali volte a ridurre l’impatto ambientale derivante dalla mobilità degli individui e delle merci.
Com’è noto, l’Unione europea si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica per il continente entro il 2050. Per conseguire questo imprescindibile target, il settore dei trasporti dovrà esser necessariamente uno dei più interessati da una profonda trasformazione, che richiederà una riduzione di ben il 90% delle emissioni di gas a effetto serra, garantendo al tempo stesso soluzioni accessibili ai cittadini.
La crisi pandemica ha avuto un forte impatto sia sui trasporti che sulla connettività del continente, con conseguenze fortemente negative su tutto il sistema economico. Il trasporto sostenibile costituisce un’opportunità irrinunciabile per contribuire alla ripresa e alla crescita dell’economia. A questo proposito, il pacchetto “Fit for 55” è il piano che l’UE ha messo in campo per raggiungere gli obiettivi climatici del Green Deal europeo e include una serie di proposte per rivedere la legislazione comunitaria, anche nel settore dei trasporti. Il Consiglio, inoltre, sta lavorando a proposte di legislazione e ad altre iniziative che puntino a decarbonizzare e ad aumentare la sostenibilità della mobilità europea. Tra queste, occorre sicuramente ricordare: le norme per la tariffazione dei veicoli pesanti per l’uso di determinate infrastrutture stradali negli Stati membri; la cosiddetta legge sull’Eurobollo che mira a favorire trasporti più ecologici ed efficienti e include un nuovo schema per affrontare le emissioni di CO2 per ridurre l’impronta di carbonio del settore; l’incentivazione degli spostamenti su rotaia – di gran lunga più ecosostenibili degli altri – e il rafforzamento della resilienza delle ferrovie di fronte alle crisi; la proposta ReFuelEU per l’aviazione (luglio 2021) che ha l’intento di ridurre l’impronta ambientale del trasporto aereo, mantenendo nel contempo condizioni di parità per il settore; il proponimento FuelEU Maritime sull’uso di carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo. Infine, la Commissione ha presentato un’ulteriore proposta per la revisione della legislazione esistente sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi (AFIR). L’obiettivo è quello di garantire la diffusione in tutta l’UE di infrastrutture accessibili al pubblico per la ricarica elettrica e il rifornimento di carburanti alternativi nei settori del trasporto su strada, aereo e per vie d’acqua, mirando anche a far sì che l’infrastruttura sia interoperabile e di facile utilizzo.
L’Italia, dal canto suo, è caratterizzata da una mobilità intensa e disomogenea sul territorio, con una netta prevalenza dell’infrastruttura stradale (dati Piano per la Transizione Ecologica M.A.S.E.): il 90% del traffico passeggeri avviene in auto e il 6% su ferrovia (la media europea è 7,9%), mentre le merci vengono mosse per circa la metà su strada e per il resto su vie d’acqua e treni. I trasporti sono responsabili di circa il 25% del totale nazionale delle emissioni di gas serra, pari a poco più di 100 milioni di tonnellate all’anno. A fronte di una costante decrescita delle emissioni inquinanti totali (-19% nel 2019, rispetto al 1990), quelle attuali del settore trasporti (+3,2%) sono leggermente superiori ai dati del 1990. Dopo una crescita fino al 2007 queste hanno cominciato a calare per effetto della crisi economica e della diffusione di veicoli più efficienti.
Per la UIL, le dinamiche della mobilità, i processi di sviluppo del territorio nazionale, lo spopolamento delle aree rurali e marginali, l’orientamento della città contemporanea verso la diffusione non solo di abitazioni, ma anche di strutture, di servizi, di produzione e di logistica, sono temi di primaria importanza nella quotidiana azione del sindacato. La necessità di proporre forme organizzative che diano senso a processi disordinati è una priorità per il governo del territorio e, in tal senso, la riqualificazione delle città è strettamente connessa proprio alla mobilità sostenibile.
Alla luce delle risorse del PNRR serve una riorganizzazione del sistema infrastrutturale urbano, ammodernando il sistema della mobilità e dell’accessibilità, a partire da un migliore utilizzo delle strutture esistenti, sia all’interno dei centri urbani, sia nelle relazioni con il territorio circostante, disincentivando l’utilizzo del mezzo privato e favorendo soluzioni di trasporto pubblico non inquinanti, massimizzando il ricorso a veicoli green ed efficaci dal punto di vista energetico, ai trasporti non motorizzati e alla rete ferroviaria.
Attuando queste buone pratiche, sensibilizzando le persone verso le stesse, investendo concretamente in infrastrutture materiali e immateriali (anche nelle cosiddette aree interne), nonché adattando le nostre abitudini in chiave sostenibile, saremo non solo in grado di incrementare la nostra qualità della vita, ma anche di accrescere la competitività del Paese, di potenziare il ruolo strutturale e la capacità di sviluppo delle zone urbane. E per far ciò, è essenziale che sia garantito un processo partecipativo e contrattuale, con un ampio coinvolgimento di tutti gli stakeholder, a partire dalle parti sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quelle di monitoraggio e di valutazione degli stessi.
Dipartimento Ambiente UIL