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Evasione fiscale: un fenomeno odioso del nostro paese

L’evasione fiscale è un fenomeno odioso, che si traduce in una condotta attraverso cui i contribuenti disonesti violano le norme tributarie dello Stato, mediante plurime azioni dannose: ad esempio svolgendo un’attività economica irregolare, avvalendosi di collaboratori privi di contratto di lavoro, redigendo false dichiarazioni di redditi finalizzate a non pagare le imposte dovute, oppure non pagando i tributi obbligatori per il sistema giuridico dello Stato.

L’evasione si misura, si quantifica annualmente, mediante il tax gap, ossia la differenza tra quanto è dovuto e quanto realmente viene versato dai contribuenti. Secondo gli ultimi dati disponibili dalla Relazione sull’economia non osservata del 2022, l’evasione rappresenta per il Paese ancora una costante emergenza, che necessita di essere affrontata adeguatamente.

È vero che, in virtù di quanto emerge dalla Relazione, il tax gap in Italia è calato nel 2019, raggiungendo la cifra di 99,2 miliardi di euro, corrispondente ad una propensione all’evasione pari al 18,3 per cento; tuttavia, le stime contenute nella Relazione non coprono tutte le entrate, con l’omissione più importante rappresentata dall’evasione sui contributi sociali dei lavoratori autonomi. Tenendo conto anche di queste entrate, si arriva ad una stima dell’evasione di circa 122 miliardi.

Oltre a ciò, l’evasione tributaria del Paese resta comunque elevata nel confronto europeo.

Si tratta di dati rilevantissimi per il bilancio dello Stato e per la nostra economia e, al contempo, esso rappresenta un vulnus per il nostro sistema democratico.

È giusto rammentare che nelle democrazie occidentali si accede ai diritti di cittadinanza facendo il proprio dovere con il Fisco. In Italia, da decenni, oltre un terzo dei contribuenti non assolve a questo dovere.

Pertanto, la lotta all’evasione fiscale è una priorità sia dal punto di vista economico, che da quello civile, poiché l’evasione sottrae risorse al sistema di Welfare e a coloro i quali hanno più bisogno. Per questa ragione Governo e Istituzioni devono realizzare una svolta per contrastare questo fenomeno.

È doveroso rammentare che da decenni la UIL è impegnata sul fronte antievasione, con lo scopo di assicurare a cittadini e contribuenti un sistema fiscale equo e giusto, pienamente rispondente al dettato costituzionale. Infatti, ai sensi dell’art. 53 della Costituzione tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e, soprattutto, il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

In tal senso, non esiste un’adeguata riforma del Fisco, senza un efficace contrasto dell’evasione fiscale che, per la UIL, dovrà essere attuata mediante alcuni punti essenziali:

1) istituire un’authority nazionale antievasione che si ponga a garanzia del corretto funzionamento della macchina fiscale a tutela dei cittadine/ni;

2) istituire all’interno dell’Agenzia delle Entrate un ufficio con compiti esclusivi di accertamento, di analisi preventiva dei grandi fenomeni evasivi, elusivi e di frode fiscale e individuazione dei soggetti che presentano un elevato “rischio di evasione”;

3) effettuare l’incrocio reale di tutte le banche dati della pubblica amministrazione e la revisione della legge sulla privacy. È necessario poter rendere pienamente accessibili, confrontabili e intercomunicanti tutte le banche ad oggi in possesso della pubblica amministrazione, anche attraverso l’utilizzo di codici alfanumerici casuali e “usa e getta”;

4) stabilire che tutti i redditi siano controllati almeno una volta ogni 5 anni rispetto alla media attuale che prevede un controllo ogni 20 anni;

5) rendere possibile tracciabilità di tutti i pagamenti attraverso l’utilizzo e l’incentivo della moneta elettronica, e recuperando lo strumento del cashback;

6) implementare la trasmissione automatica di tutte le transazioni all’anagrafe fiscale, anche inerenti alla vendita al dettaglio; ed estendere gli obblighi formali a tutti i soggetti IVA;

7) estendere il “sostituto d’imposta” ai redditi da lavoro autonomo, prevedendo il versamento diretto dell’Iva e delle altre imposte tramite pagamento elettronico con meccanismi come quelli dell’anticipo Irpef e del reverse charge;

8) ampliare il contrasto di interessi per i servizi alle famiglie in maniera mirata per una serie di servizi alle famiglie quali ad esempio la manutenzione ordinaria degli immobili e gli interventi di manutenzione di autoveicoli e ciclomotori;

9) inasprire le pene e vietare l’accesso ai diritti di cittadinanza agli evasori fiscali;

10) elevare a rango costituzionale lo Statuto dei diritti del contribuente. La UIL nel proporre questa svolta epocale nella lotta all’evasione fiscale non è mossa da una visione oppressiva e tantomeno poliziesca dei rapporti tra cittadino-contribuente e il fisco. L’inserimento in Costituzione dello Statuto dei diritti del contribuente sancirebbe, finalmente, l’affermazione del rapporto tra fisco e cittadini ispirata alla reciproca fiducia.

Oltre a ciò, per concludere e dare una visione d’insieme, è opportuno specificare che qualsiasi forma di contrasto all’evasione non possa prescindere dal contesto europeo ed internazionale nel quale, contrariamente, tali azioni devono essere inquadrate, affinché abbiano una reale efficacia applicativa.

Siamo consapevoli della complessità della situazione fiscale europea dove, nonostante il mercato unico di beni e servizi, permangono ben 27 diversi codici fiscali differenti. Questo comporta un aumento dei costi per le imprese, riduce la crescita potenziale e gli investimenti, oltre a creare distorsioni e complessità, che spesso facilitano la via dell’elusione fiscale.  Pertanto, è necessario ripensare all’introduzione di un sistema di tassazione unico in Ue e, in tal senso, l’Italia deve farsi promotrice di un’Unione fiscale europea come fondamento per un’Unione politica e sociale e non solo economica. Un fisco europeo, infatti, garantirebbe un aumento delle risorse proprie dell’UE nel bilancio comunitario per la creazione di strumenti di sostegno sociale a livello europeo, come accaduto con il programma SURE e, in generale, per il finanziamento di importanti investimenti pubblici europei che realizzino una giusta ed equa transizione digitale ed ecologica.

 

Dipartimento Politiche fiscali UIL

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