“L’aggravarsi delle diseguaglianze è la vera questione saliente e trasversale del Paese. Tre i fenomeni più preoccupanti: il tasso di disoccupazione femminile, l’accesso al mondo del lavoro dei giovani e il divario Nord-Sud, priorità anche del PNRR. Tali diseguaglianze, già cresciute negli ultimi anni, sono state ulteriormente aggravate dalla pandemia Covid e poi dall’impatto sui lavoratori dipendenti e autonomi e sulle famiglie della crisi energetica e dell’inflazione. Il divario nelle retribuzioni dei giovani ha raggiunto il 50-60% di quella degli adulti mentre la differenza retributiva oraria per le donne è al 10-12% in meno e su base annua raggiunge il 40%. Gli interventi del precedente Governo, pur importanti e messi in atto per contrastare tale crisi, non sono stati sufficienti a contenere l’aggravarsi delle condizioni sociali e la povertà. Tutte le analisi sociali, compresa quella svolta da CNEL e Istat per incarico della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, mostrano la drammatica gravità delle diseguaglianze nel Paese”.
È quanto affermato dal Presidente del CNEL, Tiziano Treu, martedì 17 gennaio 2023 nell’Audizione congiunta con i rappresentanti dell’Istat davanti alla Commissione Lavoro della Camera nell’ambito dell’indagine affidata al CNEL e all’ISTAT sulle disuguaglianze nel mondo del lavoro prodotte dalla pandemia.
La pandemia ha avuto maggiori effetti nel Centro-Nord: nel 2020 il calo del tasso di occupazione è stato più forte rispetto al Mezzogiorno riducendo l’ampio divario territoriale (dai 21,2 punti del III 2019 a 19,7 punti del III 2020), tuttavia nel III trimestre 2022 il divario territoriale torna a crescere (20,5 punti rispetto al Centro-nord) e, seppur ancora inferiore al periodo pre-pandemia (-0,7 punti rispetto al III 2019), è più elevato di quello del III trimestre 2008 (+0,8 punti), segnale di una debolezza strutturale del mercato del lavoro nel Mezzogiorno.
“Nuove diseguaglianze si sono aggiunte a quelle preesistenti e si sono differenziate nelle loro dimensioni, assumendo carattere multidimensionale, colpendo i gruppi più deboli e bloccando la mobilità sociale”, continua ancora Treu che aggiunge “giovani e donne sono i più colpiti dalla precarietà, cioè da contratti a tempo determinato, spesso di brevissima durata. E’ vero che il tasso di disoccupazione dal 2014 è progressivamente diminuito ma, dopo la crescita registrata tra giugno 2020 e maggio 2021, torna a decrescere progressivamente e a novembre 2022 si attesta a 13,6%, valore di 4,5 punti inferiore a quello di febbraio 2020. Il tasso di disoccupazione femminile, sempre più elevato, ad aprile 2020 scende sostanzialmente allo stesso livello del maschile, per poi risalire e attestarsi a novembre 2022 a un livello di -1,5 punti inferiore a quello di febbraio 2020 (-1,9 tra gli uomini). Il numero di indipendenti a novembre 2022 è ancora inferiore a quello di febbraio 2020 di oltre 200 mila unità”.
“Le diseguaglianze non sono solo una negazione dei fondamentali principi costituzionali di giustizia e di parità dei cittadini ma mettono a rischio la coesione sociale e la stessa stabilità democratica del Paese e dell’economia. Il CNEL ritiene quindi che combatterne le radici e gli effetti debba essere in cima all’agenda dell’azione politica e delle Parti sociali nei prossimi mesi. A questo obiettivo vanno indirizzate tutte le politiche pubbliche e l’impegno della società civile: da una parte promuovendo una crescita sostenibile ed equilibrata che garantisca uno sviluppo umano come indicato nel PNRR; dall’altra mobilitando le principali politiche pubbliche necessarie per promuovere la eguaglianza e il benessere: dalla scuola, alla famiglia, al fisco, al sostegno al lavoro”, conclude Treu.