Nel I quadrimestre 2023 si registra una tendenziale e forte riduzione degli ammortizzatori sociali. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, infatti, le ore autorizzate dall’Inps scendono del 52,1% per complessive 152,3 milioni di ore (di cui 145,3 milioni di cassa integrazione e 7 milioni di Fondi di Solidarietà presso Inps).
La flessione di ore arriva al 91,6% se consideriamo il medesimo quadrimestre del 2021, ma in questo caso è bene ricordare il robusto sostegno della cassa integrazione con causale covid-19, che dal 1 aprile 2020 al 31 marzo 2022 ha totalizzato un numero di ore pari a 6,7 miliardi (l’equivalente di 7 anni di cassa integrazione della precedente crisi economica).
Ma tornando all’analisi dei dati dei primi 4 mesi di quest’anno, riscontriamo come rispetto allo stesso periodo del 2022, ci sia stata una flessione di ore nelle tre macro aree, in tutte le Regioni con l’unica eccezione della Basilicata (+74,3%) ed in gran parte delle province (mentre in 37 province si registrano incrementi).
Siamo logicamente e fortunatamente in una fase diversa da quella che ha contraddistinto i due anni appena passati di pandemia, ma nonostante la forte flessione di ore di ammortizzatori sociali, siamo ancora in presenza di una media da noi stimata di oltre 224 mila lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione a zero ore e di un ammontare di ore in linea con quello del 2009, quando iniziarono le ricadute occupazionali di quella crisi.
Abbiamo visto quanto gli ammortizzatori sociali e le misure di sostegno messe in atto durante la pandemia, siano state una boccata di ossigeno sia per le lavoratrici e lavoratori che per le imprese. Oggi di questo supporto ne ha forte bisogno tutto il tessuto produttivo-occupazionale interessato dall’alluvione dell’Emilia Romagna e Marche.
Varrebbe la pena aprire un confronto su un ammortizzatore strutturale da rendere disponibile nel caso di nuove emergenze, viste le conseguenze imprevedibili dei cambiamenti climatici in atto.