Qual è il problema più rilevante del lavoro pubblico nella sua regione?
L’atavica carenza di personale. Un problema di tale portata che si fa padre di altre difficoltà come ad esempio il salto generazionale. La cattiva pianificazione delle nuove assunzioni non ha permesso e non permetterà alcun affiancamento perché i dipendenti maggiormente esperti sono andati in pensione e i giovani si ritrovano senza una guida. L’esperienza che tanto caratterizzava la nostra classe impiegatizia si sta perdendo senza l’osmosi tra nuovi assunti e dipendenti in uscita.
Parliamo proprio di nuovi assunti. Permettono di coprire i vuoti di organico?
No. Siamo meno di un terzo del personale previsto. Specialmente nel mio territorio e nel mio ente lavorativo, l’Agenzia Entrate e catasto, mancano figure tecnico-professionali come geometri e ingegneri. Al contrario sto notando un positivo ingresso di figure amministrative che però non bastano a colmare un divario causato da mancato turnover e da vent’anni di politiche errate nei confronti della P.A.
In che misura è rilevante il problema dei vincitori di concorsi pubblici che rinunciano al posto?
In Umbria non è rilevante. Piuttosto, si assiste a un altro fenomeno: appena possibile i vincitori di concorso cercano di riavvicinarsi al luogo di provenienza. E i motivi sono noti: carovita, alto costo degli affitti e un’inflazione ben superiore al 7,65% ufficiale. Tutti fattori che non consentono di vivere fuori sede. Anche perché le nostre retribuzioni ormai sono troppo basse. Se ci confrontiamo con i vicini d’oltralpe, i dipendenti pubblici italiani sono quelli con gli stipendi più bassi. Se a questo aggiungiamo l’estesa precarizzazione degli ultimi anni si comprende come il comparto pubblico abbia perso appetibilità e perché molti giovani scelgano di andare all’estero per sistemarsi. Mio figlio, dopo essersi laureato, è andato a Londra, dove in quattro anni ha effettuato quattro passaggi d’area ed economici. In Italia ci vogliono vent’anni.
Gli uffici della P.A. del suo territorio hanno difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?
Sì. La mancanza di professionalità di cui parlavamo influisce pesantemente sull’attuazione di questi progetti. I dipendenti esperti non sono stati sostituiti adeguatamente e la mancanza di affiancamento ha aggravato la situazione. C’è poi anche la questione dei concorsi per profili tecnici di elevata specializzazione che erano stati previsti per riempire la quarta area delle elevate professionalità, ma che si sono rivelati un buco nell’acqua. Questo è avvenuto perché le figure altamente qualificate devono vedere riconosciuta la loro professionalità. A chi possiede una laurea, un master e un dottorato di ricerca non si può chiedere di accettare una condizione di precariato professionale e retributivo.
Negli enti della sua regione dove si applica il CCNL Funzioni Centrali il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
In alcune amministrazioni no, in altre sufficientemente. E comunque con nessuna amministrazione ci sono rapporti perfetti. Il punto più basso sicuramente è stato raggiunto al tavolo delle trattative negli uffici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, specie quelle della Motorizzazione, dove non si riesce ad avviare in modo serio e costruttivo la contrattazione di secondo livello. In nessun’altra realtà dell’Umbria ho mai riscontrato una così totale mancanza di confronto e di rispetto verso il sindacato. Certo, nel corso degli anni il sindacato è stato defraudato di alcune materie importanti e il suo ruolo è stato sicuramente indebolito. Ma in realtà come quella che sto descrivendo il problema maggiore è rappresentato dalla presenza di dirigenti impreparati e non abituati ad avere corrette relazioni sindacali. Un’altra situazione critica è quella dell’Ispettorato del Lavoro di Perugia. Dove però la situazione ora dovrebbe migliorare dopo l’avvicendamento di una dirigenza che non riusciva ad assicurare una presenza stabile e agiva in modo autoreferenziale. In questa vertenza è stato per noi di grande aiuto il supporto della struttura nazionale UILPA-INL.
Cosa si dovrebbe fare per aumentare la forza contrattuale del sindacato?
La mia proposta è che il sindacato diventi parte attiva della formazione dirigenziale delle amministrazioni per far sì che sappiano cosa sia la governance e come destreggiarsi nelle relazioni sindacali. Molti dirigenti non sono consapevoli di come va gestito il confronto con le rappresentanze sindacali, di come si applicano i CCNL, di come si fa la contrattazione decentrata. In certi casi c’è proprio una mancanza di conoscenza delle norme contrattuali. La capacità di gestire le relazioni sindacali dovrebbe essere una delle materie più importanti su cui basare le prove selettive per entrare nella dirigenza. Invece tutto è rimesso alla maggiore o minore sensibilità personale dei singoli dirigenti. È una dinamica simile a quella che a volte caratterizza i rapporti tra sindacato e governo a livello nazionale: sembra di avere di fronte una macchina che va avanti in modo automatico, travolgendo tutto quello che trova e senza che manifestazioni, proteste e scioperi sortiscano alcun effetto. Ma se qualcuno si illude che ci arrenderemo si sbaglia di grosso.
Roma, 22 luglio 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione