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P.A. Sardegna. «Molti dirigenti non sanno condurre corretti rapporti sindacali». Intervista a Maria Giorgia Vargiu

Maria Giorgia Vargiu, Segretaria regionale UILPA Sardegna

Qual è il problema più rilevante del lavoro pubblico nella sua regione?

 

La cattiva distribuzione degli uffici sul territorio regionale. Nello specifico, le amministrazioni delle Funzioni Centrali si sono raggruppate nelle quattro province della regione a seguito di diversi accorpamenti avvenuti nel tempo. L’accorpamento delle sedi ha fatto sì che la P.A. perdesse la sua presenza e la sua forza sul territorio. Cosa che ha implicato anche la riduzione della sindacalizzazione. In Sardegna su circa 1.600mila abitanti, dei quali 420mila nella sola città metropolitana di Cagliari, ci sono 106mila dipendenti pubblici, ma quelli delle Funzioni Centrali non arrivano a 6mila. Di questi, il 60% è iscritto a un sindacato o partecipa alla vita sindacale. Emerge così lo squilibrio fra territori dell’isola e la carenza di personale nelle amministrazioni riflette in una carenza di sindacalizzazione.

 

Le nuove assunzioni permettono di coprire i vuoti di organico?

 

No. Il depauperamento di questi ultimi vent’anni non può essere compensato bandendo concorsi in modo saltuario e quantitativamente insufficiente. In Sardegna viaggiamo su una percentuale di scopertura del 42%. Negli ultimi anni si è registrato un drastico calo della nostra regione come destinazione di coloro che partecipano ai concorsi pubblici. Il fenomeno riguarda sia i vincitori provenienti da altre regioni sia gli autoctoni. Tale situazione sarebbe parzialmente sopportabile se fossimo una regione a statuto autonomo delle dimensioni della Val d’Aosta o del Trentino. Ma il nostro territorio è molto più grande e questo causa delle carenze che difficilmente possono essere colmate. In questa realtà i lavoratori e i cittadini sardi soffrono doppiamente: come dipendenti per il sovraccarico di lavoro; come cittadini per i servizi scadenti.

 

In che misura è rilevante il problema dei vincitori di concorsi pubblici che rinunciano al posto?

 

Chi viene dalle regioni più lontane finisce per pagare un divario economico che riguarda il trattamento stipendiale, gli affitti salati e le spese di viaggio. Quindi, un vincitore di concorso che proviene da altre regioni difficilmente sceglie di accettare il posto in Sardegna. Per esempio, nell’ultimo concorso all’Agenzia delle Entrate, dei 18 posti disponibili nessuno è stato coperto. Questo perché la Sardegna è difficile da raggiungere, soprattutto nei periodi estivi dove i costi dei viaggi sono altissimi. Una soluzione parziale alle rinunce o ai trasferimenti pressoché istantanei potrebbe essere la recente indizione di concorsi pubblici regionali. Tuttavia, anche in questo modo non si riuscirebbe a risolvere del tutto i gravi problemi in cui versano molte amministrazioni: penso, ad esempio, alla mancanza di Ispettori del lavoro in un territorio vasto come quello sardo.

 

Quali conseguenze derivano, in termini di efficienza dei servizi pubblici, dall’arretratezza e dalla mancanza di funzionalità delle strutture della P.A.?

 

Ne risentono tutti i servizi della P.A. dato che la sicurezza, l’igiene e il benessere sul luogo di lavoro sono un diritto. Il mancato rispetto di condizioni adeguate di agibilità e di efficienza delle strutture provoca un doppio danno per il lavoratore che si trova in condizioni pessime e per l’amministrazione che fallisce nei suoi obiettivi. Ci sono uffici che saltuariamente cambiano sede per impossibilità di permanere negli stessi locali a causa di affitti troppo alti o del degrado delle strutture. Eppure, in molti casi questi trasferimenti potrebbero essere evitati se si affrontassero per tempo le cause che ne sono all’origine. Diciamo quindi che l’ambiente e l’andamento della vita lavorativa hanno un impatto enorme sulla qualità e sull’efficacia dei servizi pubblici.

 

Negli enti della sua regione dove si applica il CCNL Funzioni Centrali il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?

 

Purtroppo no. Quando di mezzo ci sono logiche economiche saltano tutti i punti di riferimento, compresa la contrattazione. Sembra che certi dirigenti indossino dei paraocchi istituzionali che li costringono a procedere dritti per la loro strada, governati dalle briglie della politica. Oggi, dopo anni di contrattazione, battaglie e incontri sindacali si deve tornare alle banali fondamenta di una relazione civile tra i datori di lavoro pubblici e i loro dipendenti. Inoltre, il fatto che per mancanza di dirigenti in Sardegna molte funzioni dirigenziali siano affidate a militari in esubero non aiuta, perché si tratta di persone abituate a pensare troppo gerarchicamente e a eseguire gli ordini senza discutere, ma che non hanno idea di come si conducano dei corretti rapporti sindacali. Nonostante ciò, il sistema si tiene ancora in piedi perché come sindacato siamo riusciti, con ostinazione e pazienza, a ottenere più spazio e più ascolto.

 

Gli uffici della P.A. del suo territorio hanno difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?

 

Se la struttura funzionasse a dovere non avremmo problemi, perché a differenza di altre regioni le competenze e le professionalità non ci mancano. Va detto tuttavia che tali competenze sono frutto dell’esperienza acquisita dai dipendenti nel corso del loro lavoro e non grazie a una formazione specifica ricevuta dalle amministrazioni. Purtroppo, il nostro tallone d’Achille sono i pochi fondi e la tanta burocrazia. Da un lato, non c’è uno stanziamento di importi adeguati alla copertura di questi progetti; dall’altro, i tempi stretti e infinite lungaggini amministrative impediscono di giungere a una conclusione. Da noi si dice “Fatta la norma aspettiamo la circolare”, perché le tempistiche sono sempre troppo lunghe per passare dalla teoria alla pratica.

 

Roma, 26 luglio 2023

 

A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione