Qual è il problema più rilevante del lavoro pubblico nella sua regione?
La cronica carenza di personale. In Puglia si toccano percentuali che vanno dal 30% al 50% per tutti gli uffici pubblici. Al Ministero dell’Interno si supera addirittura il 50%. Ovviamente i vuoti di organico si ripercuotono sul carico di lavoro dei dipendenti. I quali, dovendosi addossare l’onere di competenze aggiuntive, non riescono ad assicurare i servizi ai cittadini al massimo livello. Cosa che si potrebbe fare se le piante organiche fossero al completo. Ma i guai non finiscono qui. Come credo in gran parte d’Italia, anche nella mia regione parecchio personale è prossimo alla pensione e ciò rende ancor più complicata la situazione. I concorsi pubblici che si stanno bandendo possono essere considerati al più come boccate d’ossigeno, ma non sono sufficienti a risollevare una Pubblica Amministrazione ormai esangue. In tutte le province della Puglia i nuovi arrivi risultano assolutamente insufficienti, tranne forse per l’amministrazione della Giustizia.
A cosa attribuisce il fenomeno delle rinunce dei vincitori dei concorsi?
Al basso livello delle retribuzioni e alle difficoltà di sostenere le spese per vivere da chi proviene da altre regioni. Pensi solo al caro-affitto, sempre che si trovi una casa da affittare. A me sembra che questi siano due fattori decisivi per arrivare a una decisone, che credo dolorosa data la disoccupazione che c’è in giro, come quella di rinunciare al posto di lavoro.
Qual è lo stato delle strutture della Pubblica Amministrazione nella sua regione?
Gli uffici pubblici pugliesi hanno problemi di adeguamento alle norme sulla sicurezza e in molti casi riscontriamo difficoltà per quanto riguarda la disponibilità di locali da destinare alle future acquisizioni professionali. Questo perché le amministrazioni non hanno le disponibilità finanziarie per predisporre gli spazi necessari per i nuovi assunti. E parliamo di una manciata di persone. Immaginiamo quali difficoltà avremmo se si mettesse mano a un turnover più ampio. Sempre in tema di infrastrutture c’è poi il problema della digitalizzazione. A parte qualche eccellenza, come ad esempio Bari, nel resto della regione l’implementazione tecnologica soffre a causa delle condizioni insoddisfacenti delle reti e delle connessioni. Come se non bastasse abbiamo anche una carenza di strumentazioni che permettano di gestire in modo adeguato il lavoro da remoto.
Nel suo territorio la P.A. ha difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?
Sì, a causa di alcuni fattori: la mancanza di personale qualificato; l’età ormai prossima alla pensione dei dipendenti più esperti; l’inesperienza dei nuovi assunti. Nel loro insieme questi tre fattori rendono molto difficile la realizzazione dei progetti legati al PNRR. Inoltre, bisogna considerare sia l’ulteriore sovraccarico lavorativo degli uffici sia la carenza di personale competente su materie il più delle volte molto complesse. Materie che richiedono figure professionali di cui l’amministrazione pubblica non sempre è dotata anche e soprattutto a causa dello svuotamento degli organici. In Puglia la situazione è proprio questa. Le conseguenze sono le enormi difficoltà di portare a termine gli obiettivi fissati dal PNRR nei tempi previsti. Questo perché una macchina amministrativa è efficiente se messa in condizioni di operare. E in Puglia, come in tante alte regioni italiane, tali condizioni non ci sono.
Negli enti della sua regione, dove si applica il CCNL Funzioni Centrali, il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
No. Purtroppo, le difficoltà sono dovute al fatto che diverse incursioni legislative hanno sottratto materie e competenze alla contrattazione. Tale sottrazione ha determinato un abbassamento complessivo della qualità delle relazioni sindacali. Nel momento in cui il sindacato non può discutere i processi organizzativi e funzionali delle amministrazioni, il datore di lavoro si sente in qualche modo legittimato a non tenere conto delle opinioni e delle obiezioni dei rappresentanti dei lavoratori. Tanto più se si trovano dirigenti poco inclini a trattare. Da qui la drammatica caduta di qualità delle relazioni sindacali. Per il sindacato è essenziale riappropriarsi di materie fondamentali che determinano i mutamenti operativi delle amministrazioni. Vorrei precisare che non si tratta di una questione di potere, ma funzionale. Per esempio, sul piano dell’organizzazione del lavoro il sindacato ha sempre ha dato un contributo finalizzato al miglioramento degli uffici. E di questo si sono giovati l’amministrazione, i lavoratori, gli utenti.
Cosa si dovrebbe fare per aumentare la forza contrattuale del sindacato?
Mettere in pratica, ufficio per ufficio, le parti dell’ultimo CCNL che restituiscono al sindacato la sua capacità di contrattazione, come ad esempio la verifica dei carichi di lavoro e le ricadute sul personale delle innovazioni organizzative. Questa è la sfida che ci attende nei prossimi mesi e che dobbiamo vincere. In Puglia, come penso in tutto il resto dell’Italia, la Uilpa sarà in prima linea.
Roma, 6 luglio 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione