Quali sono i problemi più rilevanti del lavoro pubblico nella sua regione?
Gran parte delle difficoltà del lavoro pubblico nelle Marche derivano da un macroproblema nazionale: la carenza di personale. La situazione è talmente grave che i concorsi banditi da qualche tempo a questa parte non riescono a colmare i vuoti negli organici. E in più gli uffici marchigiani hanno molti dipendenti prossimi alla pensione. A questi problemi si aggiungono: la difficoltà crescente dei concorsi, ostici persino a neolaureati freschi di master, e gli interminabili tempi di immissione in servizio dei vincitori. Inoltre, coloro che riescono a conquistare un posto di lavoro si trovano spesso nella condizione di apprendere da soli le complesse funzioni che devono svolgere perché chi poteva affiancarli è andato in pensione. È chiaro che manca una serie programmazione di ricambio del personale e in questo modo si perde un enorme bagaglio di esperienza.
A cosa attribuisce il fenomeno delle rinunce dei vincitori dei concorsi?
Nella mia regione a tre problemi: infrastrutture dei trasporti inadeguate, che rendono difficile raggiungere gli uffici sparsi nel territorio, il caro affitti e i bassi stipendi. Ritengo che la rinuncia al posto di lavoro non dipenda dallo scarso spirito di sacrificio dei giovani, i quali anzi sono volenterosi e pieni di iniziativa, né dalla precarizzazione del lavoro pubblico perché nelle Marche la maggior parte delle assunzioni sono a tempo indeterminato. A questo proposito devo dire che i contratti a termine riguardano un novero ristretto di enti, come tribunali e prefetture. Dove peraltro il continuo avvicendamento di contratti a termine crea situazioni paradossali. Ad esempio, i contrattisti, non appena iniziano ad essere formati e inseriti nell’attività lavorativa, escono di scena e si ricomincia daccapo con nuove persone, perdendo così tempo prezioso.
Nel suo territorio la P.A. ha difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?
Sì. Il sottorganico e la conseguente mancanza di professionalità specifiche all’interno degli uffici della P.A. portano i dipendenti pubblici a farsi carico di compiti sempre più gravosi come appunto quelli legati all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nonostante la dedizione con cui gli impiegati rimasti portano avanti le pratiche e i progetti del Piano, lo scarso numero di unità all’interno degli uffici genera notevoli difficoltà. Le assicuro: l’impegno del personale c’è tutto, ma l’impegno da solo non basta.
Quali sono le amministrazioni della sua regione che presentano maggiori criticità?
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il Ministero dell’Interno presentano un sottorganico che rasenta l’inverosimile, e così pure il comparto Giustizia nella sua interezza. Con la Riforma Cartabia sul processo penale si è aggiunto il problema della videoregistrazione delle udienze in un Ente totalmente sprovvisto delle professionalità adatte a tale mansione. Questo sovraccarica i Cancellieri creando dei disservizi. Noi, come sindacato, denunciamo queste situazioni e pungoliamo il governo ad ascoltare le nostre raccomandazioni per far fronte a una situazione che peggiora di anno in anno.
Negli enti della sua regione, dove si applica il CCNL Funzioni Centrali, il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
Nelle Marche i rapporti sono buoni laddove si tenta di lavorare in un clima sereno e disteso. Ovviamente il sindacato non abbassa mai la guardia e nel momento in cui qualcosa va storto è sempre pronto a intervenire. È vero che da qualche anno le competenze sindacali in alcune materie contrattuali sono state limitate dagli interventi legislativi; tuttavia, noi sindacalisti diamo sempre e comunque il nostro apporto con professionalità ed esperienza alle amministrazioni aperte al dialogo. Mi auguro che molto presto, magari già dal prossimo CCNL, riusciremo a recuperare materie come l’organizzazione del lavoro per intervenire in maniera vincolante al tavolo della contrattazione e dar voce alle istanze dei lavoratori anche negli ambiti dove il sistema delle relazioni sindacali prevede per adesso soltanto l’informazione e il confronto.
Sia in termini di sedi che di strumentazione tecnologica le strutture degli uffici pubblici della sua regione sono soddisfacenti?
Uffici e reti informatico-tecnologiche non sono il problema principale. Seppur con le sue problematiche il sistema strutturale della P.A. marchigiana consente di svolgere tutte le mansioni quotidiane in serenità. Piuttosto sarebbe da modificare la mentalità di alcuni dirigenti che specialmente sul digitale creano degli ostacoli allo sviluppo di nuove forme di lavoro. Mi riferisco allo smart working e al fatto che in alcune amministrazioni viene considerato al pari delle ferie. A parte le linee di attività che richiedono maggiore presenza in ufficio – e penso al lavoro in tribunale o in dogana – in generale una parte della dirigenza è rimasta a un concetto di produttività legata al controllo visivo diretto dei dipendenti. Un’idea anacronistica non più applicabile alla Pubblica Amministrazione in tempi in cui è necessario saper lavorare per obiettivi. Lo smart working deve essere supportato e ben regolamentato perché rappresenta il futuro del settore pubblico. Senza contare gli effetti positivi che ha sul bilanciamento vita-lavoro delle persone, a cominciare dai pendolari.
Roma, 16 luglio 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione