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RSU | Pietro Veronese, Ufficio Inps Pordenone: «Dirigenti non sempre all’altezza, qui conta la quantità e non il servizio ai cittadini»

Pietro Veronese

Quali sono i maggiori problemi del suo ufficio?

Sono tanti e tutti importanti. Provo a schematizzare sei punti.

I sistemi informatici: sono inadeguati. Un’azienda dovrebbe, per prima cosa, consentire ai propri dipendenti di lavorare senza troppi intoppi. Non serve ricordare che da anni la giornata di lunedì è critica. Purtroppo, non è più l’unica.

Utenza: non è vero che sia centrale. Le direzioni provinciali sono schiacciate dal demone della produzione che favorisce la lavorazione dei prodotti che premiano di più a scapito degli altri che, poco o per nulla valorizzati, languono negli armadi delle sedi. La ricerca spasmodica di quantità allontana l’Istituto dalla realtà che è fatta di cittadini che meritano attenzione, professionalità ed educazione.

Formazione: è ormai una parola vuota. Si fa poco, male e in fretta. I vertici, a parole, riconosce che talune lavorazioni richiedono tempo, preparazione e sacrificio, ma poi si dimenticano perché il prodotto deve essere chiuso a prescindere, con conseguenze non sempre felici per l’utente.

Dirigenti: mancano spesso di capacità manageriali. Vincere un concorso non basta se poi non si è in grado di gestire un’azienda. Le conoscenze giuridiche non compensano.

Personale: gli organici hanno subito in questi anni una forte emorragia non compensata dai nuovi assunti e aggravata da nuove prestazioni.

Età: l’età media dei dipendenti in Friuli Venezia Giulia è superiore ai 56 anni e ormai alcuni profili non vengono più sostituiti.

Quali le proposte della Uilpa per superare tali difficoltà?

Personalmente ho alcune idee e schematizzo anche qui.

La prima proposta non la vuole accettare nessun sindacato: dirigenti e non dirigenti non possono essere rappresentati dalla stessa sigla sindacale, perché è palese il conflitto di interessi nel momento in cui il sindacato rappresenta allo stesso tavolo gli uni e gli altri suoi iscritti.Con una metafora: solchiamo lo stesso mare, ma su barche diverse.

Seconda proposta: separare la previdenza dall’assistenza. Noi non siamo assistenti sociali, non possiamo andare sotto i ponti e continuare ad erogare le stesse prestazioni dei Comuni. Spesso siamo costretti a fornire ai Comuni informazioni sulle stesse prestazioni. Che senso ha? Inoltre i vertici premiano quei prodottispesso più semplici come lavorazione, a scapito dei prodotti storici (pensioni) oggettivamente più complesse e meno remunerate. L’ANPAL a cosa serve?

Terza proposta: sostituire quei dirigenti non idonei a gestire una sede, anche se può comportare la perdita di qualche iscritto. Quarta proposta: sistemazione della posizione assicurativa dei pubblici dipendenti, buco nero storico e vergogna per un Istituto che in questi anni ha perso tempo ed ha abbandonato i propri lavoratori.

Perché i lavoratori del suo ufficio dovrebbero preferire le liste della Uilpa rispetto a quelle di altri sindacati?

Perché quanto meno proviamo a fare sindacato e non mera bottega, che ha come unico obiettivo di accontentare le richieste, legittime o meno, dell’iscritta/o a discapito degli altri e della stessa azienda.

Come vede la prospettiva e il ruolo del sindacato nel complesso mondo del lavoro contemporaneo?

Sempre più difficile, perché sono venute meno alcune ideologie alla base delle lotte sindacali del passato, perché i giovani debbono lottare in un mercato del lavoro più difficile, più competitivo, con minori possibilità, con contratti a termine e, spesso, con stipendi più bassi.

La vera sfida è raccogliere consenso tra le nuove leve che chiedono spazio perché più competitive e abituate ad una vita di precariato che ha scavato un solco tra vecchia e nuova generazione.

16 marzo 2022

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