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Colombi. Statali furbetti, impuniti e inamovibili: crollano tre falsi miti

Un noto detto recita: le bugie hanno le gambe corte. Purtroppo non sempre è così; soprattutto quando le bugie sono pianificate, organizzate e massicciamente divulgate. In tal caso le bugie hanno le gambe lunghe, talvolta lunghissime, come per esempio quella degli statali privilegiati, col suo corollario di declinazioni: furbetti, impuniti e inamovibili.

La Uil, la Uilpa, ma direi il sindacato tutto, si sono sempre opposti a questa narrazione perché non è sostenuta da evidenze empiriche. Lo dimostra persino un report della Funzione pubblica di recente pubblicazione intitolato Provvedimenti disciplinari 2021 (per gli appassionati del genere c’è anche l’edizione del 2020).   

E veniamo ai numeri. Nei primi 11 mesi del 2021 sono stati avviati circa 11mila provvedimenti disciplinari a carico di dipendenti della Pubblica Amministrazione. Meno dello 0,4% rispetto al totale del personale in servizio. Percentuale che smentisce clamorosamente la pletora di esperti del nulla che da anni in Tv e sui giornali lamentano l’eccessiva indulgenza nei confronti degli statali.

Alcuni dettagli sono particolarmente interessanti. Per esempio, il 70% dei provvedimenti avviati nel 2021 si sono già conclusi: o con una sanzione disciplinare o con il proscioglimento. Nel primo caso rientra il 71% dei procedimenti conclusi, nel secondo il 29%. Dunque, non è affatto vero che gli statali se la cavano sempre con un buffetto sulla guancia. Anzi, se nella Pubblica Amministrazione si viene sottoposti ad azione disciplinare vi sono molte più possibilità di essere condannati che assolti. Quanto alla gravità delle sanzioni inflitte, le Funzioni Centrali detengono un vero record con il 47% di provvedimenti gravi (sospensione dal servizio o licenziamento) rispetto al totale di quelli adottati.

A proposito di sanzioni gravi, il report ci informa che il 72% delle sospensioni riguarda: inosservanza di disposizioni di servizio, negligenza, comportamento non corretto verso superiori, colleghi e utenti, dichiarazioni non veritiere e via andando. Come si può notare, per lo più sono mancanze connesse alle responsabilità dell’attività lavorativa svolta. 

Infine i licenziamenti. Chi sostiene che nel pubblico impiego non si può licenziare, dice una solenne sciocchezza. Dal 1° gennaio al 30 novembre 2021 sono stati licenziati oltre 300 dipendenti per motivi disciplinari. Per la maggior parte si è trattato di licenziamenti connessi a reati o ad assenze ingiustificate. E qui arriviamo ai furbetti del cartellino.

Negli 11 mesi rilevati si contano 139 licenziamenti per assenze ingiustificate o false certificazioni, vale a dire l’1,82% di tutti i procedimenti conclusi. Ad essi si aggiungono 5 licenziamenti per falsa attestazione della presenza rilevata in flagranza: per intenderci, quelli ripresi dalle telecamere mentre timbrano e poi vanno a fare la spesa. Fanno lo 0,06% dei procedimenti conclusi. Ripetiamo: 5 casi su 3 milioni di dipendenti. Quanti politici e quanti giornalisti dovrebbero chiedere scusa?

La conclusione è una sola: quando il sindacato afferma che i lavoratori pubblici sono una delle categorie più serie e responsabili che esistano nel panorama lavorativo italiano, afferma semplicemente la verità. Adesso lo confermano anche i dati ufficiali e finalmente le bugie torneranno ad avere le gambe corte.

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 14 marzo 2022

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