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CIG Covid, Veronese: «L’economia è ripartita, ma siamo ancora in presenza di sofferenze nel mercato del lavoro»

Siamo da 18 lunghi mesi in presenza di un’emergenza sanitaria, per la quale sono stati introdotti strumenti non solo a difesa della salute delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ma anche misure a tutela dell’occupazione al fine di salvaguardare più posti di lavoro possibili.

Tra queste misure, ormai note a tutte e tutti, vi è l’introduzione della cassa integrazione Covid-19, prorogata nel tempo fino all’ultimo Decreto Fiscale (DL 146/2021) che ha ulteriormente prolungato l’ammortizzatore sociale fino al 31 dicembre prossimo, ma per i soli settori dei servizi e del terziario che più di altri si trovano in uno stato di sofferenza. Per l’industria tessile, abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia, il Decreto Legge prevede la possibilità di utilizzare la Cigo Covid per ulteriori 9 settimane fino a fine anno. La condizionalità di utilizzo dell’ammortizzatore Covid continua ad essere il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi.

Questa situazione emergenziale ha richiesto misure e risorse straordinarie con il fondamentale apporto anche di Sure (27,4 miliardi di euro, in riferimento ai quali non si ha purtroppo contezza di quanto rendicontato a Bruxelles per il sostegno al reddito e la riduzione dell’orario di lavoro) per il finanziamento della cassa integrazione Covid e altre misure di sostegno al reddito (indennità Covid autonomi e dipendenti con carriere discontinue, congedi parentali, bonus baby sitter). Sono emerse, così, da una parte, l’importanza del nostro sistema ordinario di ammortizzatori sociali e, dall’altra, le forti criticità dello stesso sistema che, se non vi fossero state misure straordinarie quali la cassa integrazione in deroga, non avrebbe tutelato tutti in particolare coloro che operano nelle aziende al di sotto dei 6 dipendenti.

Ecco, perché riteniamo che la nuova riforma degli ammortizzatori sociali, predisposta dal Governo nella Legge di Bilancio 2022, nel perseguire la finalità di estendere, secondo un criterio mutualistico-assicurativo, la cassa integrazione anche a quelle lavoratrici e lavoratori occupati in aziende di piccolissime dimensioni, avrebbe dovuto intraprendere una strada più equa e più sostenibile per imprese e lavoratori.

Dopo un lungo periodo di crisi, l’economia si è rimessa in moto, ma siamo ancora in presenza di sofferenze nel mercato del lavoro. La cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti hanno contribuito alla tenuta dell’occupazione “più stabile”. Occorre mettere in campo, immediatamente, il raccordo tra politiche passive e attive per coinvolgere lavoratrici e lavoratori cassaintegrati, in percorsi formativi necessari a qualificare, aggiornare o rigenerare le loro competenze, adottando da subito le misure previste da GOL.

Con questo elaborato, abbiamo voluto fare il punto, a 18 mesi dall’inizio della pandemia, sul quantitativo di ore di ammortizzatori sociali autorizzati dall’Inps da aprile 2020 a settembre 2021, attraverso schede rappresentative del dato nazionale, per macroarea, regionale e provinciale. Il quadro viene completato dai dati, sempre di fonte amministrativa, relativi ai trattamenti di integrazione al reddito dei due Fondi di solidarietà bilaterale alternativi dell’Artigianato e dei Somministrati (dati presenti nelle prime e ultime pagine di questo studio).

Per una corretta lettura dei dati presenti in questo rapporto, si specifica che l’INPS ha autorizzato, con causale Covid-19 nel periodo considerato, circa 6,4 miliardi di ore tra cassa integrazione ordinaria, cassa in deroga, Fis e altri fondi di solidarietà bilaterali. Se a queste ore si aggiungono le ore autorizzate senza causale Covid (cig straordinaria e ore autorizzate di cig ordinaria), si arriva a circa 6,8 miliardi di ore.

Le ore autorizzate, come è noto, non corrispondono a quelle effettivamente utilizzate. Nel periodo gennaio-luglio 2021 (ultimo dato Inps per l’anno in corso) l’utilizzo della cassa integrazione, rispetto alle ore autorizzate, è stato del 41% (su 2,1 miliardi di ore, ne sono state utilizzate 840 milioni), a fronte di un tiraggio del 45% nello stesso periodo del 2020. Se guardiamo alle singole gestioni, la cassa integrazione in deroga è quella che vede il tiraggio maggiore (51,6% nel 2021 e 61,2% nel 2020); a seguire, il Fis e i Fondi di solidarietà bilaterali con un tiraggio del 41,5% nel 2021 e 45,8% nel 2020; la cig ordinaria con il 33% nel 2021 (era 38,2% nel 2020) e la cig straordinaria (29% nel 2021 e 42,8% nel 2020).

Queste percentuali evidenziano un numero di ore autorizzate che è più alto di quello effettivamente utilizzato dalle aziende, come da sempre accade, con percentuali di utilizzo più alte per le piccolissime aziende prive di ammortizzatori sociali su cui si stà concentrando la riforma.
In attesa degli ulteriori sviluppi della riforma sugli ammortizzatori sociali durante l’iter parlamentare di approvazione della manovra di Bilancio per il 2022, vi lasciamo alla lettura di questo studio.

Roma, 5 novembre 2021

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