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Violenza sulle donne nei luoghi di lavoro

Dati e proposte

La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro, dovuta a comportamenti aggressivi e a molestie e ricatti sessuali, è un rischio emergente. In alcuni ambienti di lavoro il fattore della prevaricazione è tendenzialmente in aumento sia per l’aggressività tra dipendenti della stessa impresa e sia per l’aggressività proveniente da persone esterne all’impresa.

Una diffusa concezione individualista mista a un’esasperata cultura della competizione, insieme a forme di disagio dovute ai fenomeni del bossing e del mobbing, alla precarizzazione del lavoro, ai cicli produttivi frenetici e ai carichi di lavoro sempre più pesanti, sono tutti fattori che alimentano il rischio della violenza nei luoghi di lavoro cui sono esposte particolarmente proprio le lavoratrici.

 

I numeri dell’Inail

I casi e i numeri indicati dall’Inail (ottobre 2020) costituiscono la rappresentazione di un rischio emergente di violenza sulle donne nei luoghi di lavoro.

Sono circa ottomila l’anno gli episodi codificati come aggressioni, minacce, violenze provenienti sia dall’interno sia dall’esterno del posto di lavoro accertati positivamente come infortuni dall’Inail; il 39% delle aggressioni è rivolto contro le donne.

Le professioni che registrano un alto tasso di violenza sulle lavoratrici sono quelle della salute e dei servizi sanitari e sociali con il 42,7% (appena l’11% riguarda i lavoratori), quelle della scuola con l’11,8% (appena l’1,3 riguarda i lavoratori), quelle degli impiegati addetti al controllo e recapito della documentazione e degli impiegati addetti ai movimenti di banche, rispettivamente con il 5 e il 4 per cento (contro il 3,8 e il 2,9 per cento che riguarda invece i lavoratori).

Se si osserva la distribuzione per classi d’età, si nota una prevalenza d’infortuni femminili per aggressione del 70% per la fascia anagrafica 25-54 anni (65,9% per la medesima fascia d’età di genere maschile) e del 30% per la classe d’età dai 55 anni in su (29% per la medesima classe anagrafica).

Sconvolge la convergenza tra le stime Inail sulle violenze per aggressioni e i dati Istat sulle molestie e i ricatti sessuali che registrano gravi percentuali tra le donne da 25 a 34 anni e fra le 35-44enni.

La normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro prevede che tra gli obblighi del datore di lavoro rientri pure la valutazione di tutti i rischi.

E’ una questione sulla quale concentrare la massima vigilanza.

E’ bene ricordare, peraltro, che tra i rischi sono compresi anche quelli derivanti da atti criminosi, che hanno conseguenze sulla salute fisica e psichica dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici, come in-dicano purtroppo le statistiche.

Forse è giunto il momento di pensare, oltre agli interventi contrattualistici di revisione dei modi e tempi del lavoro e della produzione, anche a nuove forme d’azione prevenzionale mirate a specifici corsi di formazione sul tema destinate ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e all’istituzionalizzazione di momenti tematici d’incontro sindacale nei luoghi di lavoro di cui l’Inail dovrebbe farsi carico finanziariamente.

Michelangelo Ingrassia – Zero morti sul lavoro UIL

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