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Decreto Legislativo riforma della Dirigenza, un attacco all’autonomia dirigenziale. La politica all’assalto della P.A.

La stampa di venerdì scorso ha dato un immenso risalto alla Riforma della Dirigenza approvata giovedì 25 agosto dal Governo, solo in “via preliminare”.

Le tante, preoccupanti anticipazioni che avevano preceduto ed accompagnato la lunghissima gestazione del Decreto Legislativo, non sono state smentite dai fatti. Auspicavamo una dirigenza moderna e autonoma per un paese democratico, fuori dall’ingerenza della politica, ma facendo una prima analisi lucida del testo del Decreto Legislativo sulla riforma, balza all’occhio l’intento, tutt’altro che nascosto, di assoggettare completamente la dirigenza di ruolo alla politica.

Rimane la squallida pratica dello spoil system, oggi in salsa renziana, ieri berlusconiana, che assegna le responsabilità gestionali ai dirigenti ma ne condiziona, nel contempo, il loro mantenimento negli incarichi solo se pronti a diventare degli yes-men nei confronti della politica deresponsabilizzata.

Sfugge, ovvero è fin troppo chiaro, il motivo per il quale quanti si siano professionalizzati in aree di eccellenza o di altissima preparazione tecnologica debbano essere fatti ruotare dopo quattro-sei anni a favore di chi, magari pur essendo completamente nudo di specificità culturali e professionali, potrebbe essersi vestito in sartorie di questo o quel partito, di questo o quel personaggio.

Il Paese ha, sì, bisogno di responsabilizzare sempre più la dirigenza pubblica, che in questi ultimi tempi si è vista aggredita dal governo, ma altrettanto certamente non ha bisogno di criteri volutamente confusi, interpretabili e gestibili tali da poter mettere in mano la P.A. al politico di turno.

Tradotto vuol dire che il taglio netto fra indirizzo politico e responsabilità gestionale, previsto dalla legislazione degli ultimi anni, andrà a farsi definitivamente benedire, con buona pace della trasparenza e della civiltà amministrativa.

È un’esperienza che abbiamo già fatto nel passato recente e che la Corte Costituzionale smontò proprio grazie al contenzioso giudiziario messo in piedi dalla UIL, che è pronta a ricominciare.

Nei prossimi giorni, dopo un’ulteriore fase di approfondimento, valuteremo le iniziative da adottare unitamente a tutte le altre categorie del Pubblico Impiego della Uil e della nostra Confederazione anche allo scopo di pervenire ad una preziosa, auspicabile sintesi unitaria.

In allegato il comunicato stampa in pdf e le osservazioni critiche sullo schema di D.Lgs.

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