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Mibact, ora basta ritardi: il lavoro svolto deve essere retribuito. Sit-in il 24 luglio davanti al Mef e alle ragionerie territoriali

Ogni anno i lavoratori del MIBACT garantiscono la fruibilità del patrimonio culturale italiano a beneficio di cittadini e turisti da tutto il mondo, e anche delle casse dello Stato. A sua volta però lo Stato sembra intenzionato a disconoscere sistematicamente il valore generato da questo impegno, come denunciano i sindacati di categoria Fp Cgil Cisl Fp e Uil PA, che lanciano la mobilitazione per il prossimo 24 luglio con sit‐in di protesta a Roma, davanti alla sede del MEF, e in tutti i capoluoghi di Regione presso le Ragionerie territoriali.

Se negli ultimi anni 15 anni il flusso di visitatori è aumentato e con esso gli introiti ‐ spiegano i sindacati ‐ è merito anche degli accordi sulla produttività che abbiamo sottoscritto, e che hanno permesso di tenere aperti i siti culturali in gestione statale per 11 ore al giorno e 362 giorni l’anno. Eppure sono anni che il Ministero dell’Economia, nonostante i dati che attestano i guadagni effettivi di produttività e nonostante le annunciate “semplificazioni” che avrebbero dovuto velocizzare l’utilizzo dei fondi dedicati, non fa che ritardare il pagamento ai lavoratori delle prestazioni svolte.

Quanto ai decisori politici, anziché preoccuparsi di risolvere la situazione, sembrano intenti a cercare giustificazioni per praticare nuovi tagli al salario accessorio. Atteggiamento ancora più grave – sottolineano i sindacati ‐ ora che la Consulta ha evidenziato l’incostituzionalità di un blocco dei contratti nazionali durato troppi anni. Con questa protesta vogliamo reclamare rispetto e riconoscimento verso il personale dei Beni culturali, e la valorizzazione delle loro professionalità come leva indispensabile di rilancio del patrimonio culturale italiano.

In allegato il comunicato stampa unitario.

 

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