A seguito di negoziati tra la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento, aventi come tema la revisione della direttiva sull’amianto sul posto di lavoro, è stato approvato un nuovo limite di esposizione professionale di 50 volte inferiore a quello attuale (100.000 fibre/m³).
Una notizia che va nella giusta direzione nel contrasto all’asbesto e che accogliamo positivamente. Tuttavia, non possiamo non segnalare il lungo periodo di implementazione e di attuazione dell’accordo (che avrà piena operatività solo tra sei anni), fatto che implica che, in questa fase di transizione, inevitabilmente migliaia di lavoratrici e di lavoratori – principalmente del settore edile – continueranno ad essere esposti al rischio di contrarre malattie asbesto correlate.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l’esposizione dei lavoratori all’amianto è destinata ad aumentare in tutti i paesi della UE con l’avanzamento dell’attuazione del Green Deal, del pacchetto Fit Four 55, del piano RepowerEU e della strategia “Ondata di ristrutturazione”; quest’ultima, in particolare, potrebbe interessare più di 220 milioni di unità immobiliari costruite prima del 2001 (pari all’85 % del parco immobiliare dell’UE) delle quali si stima che una percentuale compresa tra l’85 e il 95 % sarà ancora in uso nel 2050.
Confermiamo sin da ora la nostra volontà di vigilare sull’attuazione della norma e intendiamo sollecitare il Governo affinché questo accordo sia, nel più breve tempo possibile, ratificato anche nel nostro Paese. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile tutelare lavoratrici e lavoratori e ridurre la possibilità di una nuova pandemia di amianto, influenzata dalle ambiziose quanto necessarie misure europee nel settore ambientale che – ricordiamo – hanno come obiettivo ultimo l’abbattimento degli sprechi energetici e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Ivana Veronese, Segretaria confederale UIL
Tiziana Bocchi, Segretaria confederale UIL