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Ministero della Cultura. «Rischiamo di perdere
i fondi del PNRR». Intervista a Federico Trastulli

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Federico Trastulli, Segretario nazionale UILPA

Il patrimonio culturale italiano è una risorsa strategica del nostro Paese per almeno due motivi: per la conservazione della nostra memoria storica e dunque della nostra identità nazionale; e perché è un volano economico grazie all’indotto generato dal turismo culturale che affolla le nostre città d’arte, i nostri musei e i nostri siti archeologici. In questo senso il Ministero della Cultura ricopre un ruolo decisivo. Ma non tutto va per il verso giusto. Parliamo di questo argomento con Federico Trastulli, Segretario Nazionale UILPA.

 

In termini di risorse economiche qual è la situazione al Ministero della Cultura?

 

Il Fondo Risorse Decentrate del nostro ministero è di circa 95 milioni di euro. Un fondo consistente, concordato e approvato, come di consueto, nell’anno finanziario corrente, quindi senza ritardi. Da questo punto di vista ci consideriamo un’amministrazione molto virtuosa sia per quanto riguarda la delegazione di parte pubblica che di parte sindacale.

 

Qual è la situazione sul fronte delle piante organiche?

 

Purtroppo non altrettanto positiva. In termini di risorse umane l’organico nazionale prevede poco meno di 19mila unità. Ma le presenze effettivamente in servizio arrivano intorno alle 10mila. Dunque, rimane da colmare circa il 50% dell’organico.

 

Come mai non si riesce a risolvere una situazione così critica?

 

Per l’efficientamento delle risorse e la possibilità di accorpare amministrazioni con medesime esigenze occupazionali, il 90% delle procedure di assunzione viene affidato a Ripam (Riforma della Pubblica Amministrazione del Mezzogiorno, ndr) e al suo braccio operativo, il Formez (Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A., ndr). Le conseguenze purtroppo sono: il considerevole allungamento dei tempi delle procedure concorsuali; la mancata efficienza, vista la tendenza all’uniformità comportamentale delle singole amministrazioni in procedimenti pluri-amministrazione, per cui viene sterilizzata ogni prassi buona e veloce.

 

Nell’immediato cosa si può fare per affrontare il problema della mancanza di personale?

 

Si può adottare la leva della mobilità da un’amministrazione all’altra nei vari comparti, così come la mobilità all’interno di quello di cui facciamo parte. Tenga presente che per diversi dipendenti pubblici l’amministrazione dei beni culturali gode, a torto o a ragione, di un prestigio superiore rispetto ad altre amministrazioni. E questo prestigio favorisce la mobilità. Naturalmente tale processo va facilitato rendendo stabile e ricorrente un meccanismo di mobilità possibilmente non centralizzato. Intendo dire, un meccanismo che porti l’amministrazione ad essere la principale responsabile del processo delle assunzioni.

 

Il Governo sta aiutando il Ministero a reperire personale?

 

Complessivamente debbo dire che finora si è visto ben poco. Anche se a onor del vero sono state autorizzate diverse procedure concorsuali, che però fanno riferimento ad anni finanziari e governi precedenti e che devono ancora trovare uno sbocco pratico.

 

La mancanza di personale impedisce di raggiungere gli obiettivi del PNRR?

 

Sì, perché Il Governo non ha ritenuto di dover prevedere per il Ministero una campagna d’assunzioni specialistica e a tempo indeterminato, vista la mole di progetti cui devono rispondere le nostre strutture centrali e periferiche. Pertanto, difficilmente il ministero riuscirà a rispettare le scadenze imposte da Bruxelles e non è un caso che nelle ultime settimane il Governo abbia adombrato la possibilità di rinunciare a dei progetti, di conseguenza ai relativi fondi. Ovviamente io mi auguro che questo non accada, ma il sindacato non è ascoltato dalla politica, nonostante le numerose proposte che sono state presentate.

 

Parliamo proprio di questo aspetto. Qual è l’andamento dei rapporti del Ministero con il sindacato?

 

Per la contrattazione nazionale i rapporti sia fra le singole organizzazioni sindacali che con le delegazioni di parte pubblica sono ben strutturati. A livello periferico invece le riforme che si sono susseguite dal 2014 ad oggi hanno stravolto l’organizzazione del Ministero perché è stato implementato il numero degli istituti autonomi. Ciò ha significato mettere a capo di questi istituti dirigenti che nella maggior parte dei casi sono digiuni di relazioni sindacali con conseguenze negative durante le trattative. Tant’è che nei territori la conflittualità è molto alta.

 

Come si posiziona la Uilpa all’interno del Ministero?

 

Anche se vorrei che a giudicarci fossero i lavoratori, direi molto bene dato che siamo la prima organizzazione sindacale nel Ministero come percentuale di rappresentatività. Al netto di ciò, pensiamo di godere di reputazione positiva grazie anche al rispetto, alla franchezza con cui trattiamo la controparte e alla nostra capacità di offrire soluzioni ai problemi. Soluzioni ispirate alla concretezza e al riformismo tipici della nostra organizzazione.

 

Roma, 31 maggio 2023

A cura dell’Ufficio comunicazione Uilpa

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