I servi dell’Impero russo, i salariati e i marinai in seno all’Impero francese e a quello britannico, gli schiavi e i migranti nell’Oceano indiano battuto dai monsoni, e il Congo, dove le violenze estreme perpetrate verso le popolazioni indigene sono pari solo alla paura, alla solitudine dei bianchi e alla brama di profitto delle compagnie coloniali. Sono questi tra i protagonisti dei libri di Conrad e il punto di partenza per il libro di Alessandro Stanziani.
Un viaggio per comprendere che lavoro libero e lavoro coatto (servile, forzato) non sono due modalità che si escludono a vicenda ma si intrecciano, si sovrappongono e quasi sempre rispondono l’una all’altra; per capire le mutazioni delle forme storiche del lavoro, le conseguenze in termini di libertà e di costrizione e, in ultima analisi, afferrare le ragioni per cui i progressi intellettuali, politici e delle condizioni di vita, soprattutto in Occidente, non sono riusciti a sradicare la coercizione al lavoro anche nelle sue forme più estreme su buona parte del pianeta.
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