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Lavoratori pubblici in debito col fisco? Lo Stato gli taglia lo stipendio

Il governo ha in mente una manovra finanziaria destinata a far discutere. Intenderebbe bloccare una parte dello stipendio dei dipendenti pubblici che hanno debiti pregressi con l’Agenzia delle Entrate. Una misura che si inserisce nel più ampio quadro della lotta all’evasione fiscale, ma che rischia di pesare sulle tasche di molti statali. Infatti, stando ai dati ufficiali, sarebbero circa 250mila i dipendenti pubblici con debiti superiori ai 50mila euro nei confronti dell’Agenzia delle Entrate.

 

A partire dal 2026, quelli con un reddito superiore a 2500 euro mensili e con cartelle esattoriali non pagate per un importo superiore a 5.000 euro, si vedranno trattenere una certa somma dalla busta paga. La percentuale di trattenuta varierà in base al reddito complessivo, ma non potrà superare un settimo dello stipendio. Questa misura, se da un lato mira a colpire gli evasori, dall’altro rischia di penalizzare ingiustamente molti lavoratori che si trovano in difficoltà economiche. Basti pensare ai dipendenti pubblici con stipendi medi che, con la tredicesima, supererebbero la soglia dei 2500 euro e potrebbero vedersi decurtata una parte della loro retribuzione.

 

In un periodo in cui l’inflazione è a due cifre e i prezzi sono alle stelle, togliere soldi a chi è già indebitato rappresenta un colpo ulteriore perché sottrarrebbe risorse ai lavoratori e alle loro famiglie. Nonostante le critiche il governo sembra determinato a proseguire sulla sua strada col pretesto della lotta all’evasione fiscale. In realtà cerca ancora una volta di fare cassa alle spalle dei lavoratori pubblici.

 

Luca Colafrancesco, Ufficio comunicazione UILPA

 

Roma, 29 ottobre 2024