Può spiegare brevemente cosa sono le Casse di Previdenza Privatizzate?
Certo. Sono enti che, pur avendo natura giuridica privata, restano sottoposti a vincoli pubblici. Questo perché, nel 1994-95, Sabino Cassese, preparò la norma che permise la loro privatizzazione, uscendo dal perimetro parastatale. Tuttavia, negli anni, una stratificazione normativa le ha progressivamente re-inglobate nella Pubblica Amministrazione, comprimendo quella libertà gestionale originaria. Per capirci, stiamo parlando di enti come la Cassa Forense, Cassa Geometri, Cassa Ragionieri e così via.
Perché lo Stato ha interesse a tenere queste Casse nel perimetro pubblico, nonostante la loro privatizzazione?
Per motivi contabili. Il patrimonio complessivo delle Casse oggi ammonta a circa 120 miliardi di euro, a fronte di una spesa previdenziale molto bassa. Inserendole nell’elenco Istat delle pubbliche amministrazioni, lo Stato riequilibra il rapporto tra spesa e gettito, migliorando i conti pubblici. È stato anche uno degli strumenti usati per rispettare i parametri europei quando l’Italia doveva entrare nell’UE.
Ma se sono enti privati, perché sono sottoposti a così tanti vincoli pubblici?
Per due motivi principali. Primo: lo Stato impone per legge ai professionisti l’obbligo di iscrizione a queste Casse, il che è assimilabile a un aiuto di Stato. Secondo: svolgono un’attività di pubblica utilità, essendo enti sostitutivi dell’INPS per la previdenza pubblica obbligatoria.
Insomma, un ibrido?
Direi un’ulteriore ibridazione perché non è una cassa classica sostitutiva dell’INPS. Lavoro nell’ente che gestisce il trattamento di fine rapporto e la previdenza integrativa per quadri, impiegati e dirigenti delle aziende agricole. Solo il 5% delle attività riguarda due casse di nuova istituzione. Il 95% è gestione TFR e previdenza complementare.
Quante persone lavorano complessivamente nelle casse?
Circa 3mila dipendenti, con una forte concentrazione a Roma. Alcuni enti hanno sedi decentrate, ma sono eccezioni. Ogni Cassa è un mondo a sé stante, con direzioni autonome, patrimoni propri e ampie libertà interne.
Qual è la situazione contrattuale del personale?
Il nostro contratto collettivo nazionale è di natura privatistica. Questo ci ha consentito una certa autonomia negoziale rispetto al pubblico impiego. Ma siamo ingabbiati da norme pubbliche che limitano la contrattazione – come il blocco del buono pasto a 7 euro introdotto con la legge Monti – senza però avere le tutele del pubblico. Siamo in una terra di mezzo: né completamente pubblici né completamente privati. E alla fine siamo doppiamente penalizzati.
Può chiarire come si articola questa doppia penalizzazione?
Nel privato, la forza negoziale è debole se non hai strumenti collettivi forti. Nel pubblico, ci sono tutele, ma anche rigidità e limiti normativi. Noi abbiamo i vincoli del pubblico, ma le debolezze del privato. Per esempio la contrattazione centralizzata, ma i nostri lavoratori possono essere licenziati come in qualsiasi azienda privata. Decide la governance.
Come viene nominata la governance delle casse?
Dipende. Alcune prevedono elezioni dirette da parte degli iscritti, altre – come la mia – funzionano su base di nomina da parte delle organizzazioni sindacali e datoriali del settore agricolo. Comunque, il Ministero del Lavoro e quello dell’Economia hanno potere di vigilanza e ratifica.
Dal punto di vista sindacale, qual è la situazione?
Come UILPA, abbiamo circa 300 iscritti su 1.400 sindacalizzati. Abbiamo preferito puntare sulla qualità, piuttosto che sulla quantità, evitando di mantenere deleghe “dormienti”. Oggi collaboriamo molto bene con la CGIL, meno con la CISL, che fatica ad accettare di non essere più forza dominante.
Sul piano dell’innovazione tecnologica qual è la situazione?
Ogni Cassa ha un sistema informativo proprio. Per la gestione immobiliare o per redigere bilanci alcune casse utilizzano software avanzati, anche basati su intelligenza artificiale. È un processo in atto, ma non ancora pienamente sviluppato. Tuttavia, nella piattaforma contrattuale abbiamo posto l’esigenza di riconoscere nuove figure professionali, come i data analyst, i programmatori o gli esperti di cybersecurity.
A cura dell’Ufficio comunicazione UILPA
Roma, 28 giugno 2025