L’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI) ha presentato ieri il Rapporto Nazionale INVALSI 2024 presso la Sala della Regina della Camera dei deputati.
Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di circa 1 milione di alunne e alunni della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 allieve e allievi della scuola secondaria di primo grado (classe III) e più di 1 milione di studenti e studentesse della scuola secondaria di secondo grado.
Le rilevazioni si sono svolte regolarmente su tutto il territorio nazionale con percentuali di partecipazione prossime al raggiungimento di tutta la popolazione studentesca coinvolta.
Tale risultato è frutto dell’impegno collettivo e generoso di tutte le scuole interessate che, anche quest’anno, hanno dispiegato le migliori energie per assicurare il buon esito finale, confermando la riconosciuta necessità di poter disporre di dati attendibili in un periodo che continua a dover tenere in conto le conseguenze a lungo raggio del post-pandemia.
Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria evidenzia in II primaria, dal 2023 al 2024, una diminuzione della quota di alunni e alunne che raggiunge almeno il livello base previsto in Italiano (69% nel 2023; 67% nel 2024), mentre in Matematica si osserva una lieve ripresa dal 2023 al 2024 (64% nel 2023; 67% nel 2024).
In V primaria, invece, sia in Italiano (74% nel 2023; 75% nel 2024) sia in Matematica (63% nel 2023; 68% nel 2024) aumenta la quota di allievi e allieve che raggiunge il livello base e addirittura in Matematica supera la percentuale del 2022 (66%). Buone notizie anche per quanto riguarda l’Inglese, sia nella prova di Reading (87% nel 2023; 95% nel 2024) sia di Listening (81% nel 2023; 86% nel 2024) che registra una crescita della quota di alunne e alunni che raggiunge il prescritto livello A1 del QCER.
Nella scuola primaria si riscontra ancora una differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese Listening. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi.
Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado nel 2024, come era avvenuto nel 2023, confermano che si è fermato il calo in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, tuttavia non si evidenzia ancora un’inversione di tendenza (rispettivamente in Italiano dal 62% del 2023 si è passati al 60% del 2024, mentre in Matematica nel 2023 e nel 2024 il dato è rimasto stabile al 56%).
Gli esiti di Inglese (sia Listening sia Reading) sono invece in netto miglioramento (rispettivamente in Inglese Reading si è passati dall’80% nel 2023 all’82% nel 2024; mentre in Inglese Listening dal 65% nel 2023 al 68% nel 2024). Purtroppo, rimangono ancora molto marcati i divari territoriali: in alcune regioni del Mezzogiorno si riscontra un maggior numero di allievi e allieve con livelli di risultato molto bassi.
I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano nelle classi seconde una contrazione generalizzata degli apprendimenti in Italiano (63% nel 2023; 62% nel 2024), mentre in Matematica i risultati sono complessivamente stabili (55% nel 2023 e nel 2024).
Per quanto riguarda l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, si registra un apprezzabile miglioramento rispetto agli anni passati in tutte le discipline osservate. Infatti, sia in Italiano (51% nel 2023; 56% nel 2024) sia in Matematica (50% nel 2023; 52% nel 2024) si evidenzia un incremento rispetto al 2023. Anche gli esiti di Inglese Reading (56% nel 2023; 60% nel 2024) e di Inglese Listening (42% nel 2023; 45% nel 2024) sono in netto miglioramento.
Nonostante i valori della dispersione scolastica siano ancora alti, l’Italia ha conseguito risultati molto importanti passando da oltre il 25% all’inizio del secolo al 10,5% del 2023, dato recentemente reso pubblico da ISTAT. Inoltre, in base ai dati INVALSI è possibile stimare che prendendo in considerazione solo le prime età di riferimento (18-20 anni) per il calcolo della dispersione scolastica (18-24 anni) non solo può considerarsi raggiunto il traguardo posto dal PNRR per il 2025 (10,2%), ma è da ritenersi molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).
Nel 2019 la dispersione scolastica implicita (intesa come la quota di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali previste al termine di tale percorso) si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (-0,1 punti percentuali), sia a livello regionale. Tale tendenza ha poi trovato conferma nel 2023 in cui la dispersione scolastica implicita si è attestata all’8,7%, quindi in ulteriore calo. Grazie al generalizzato miglioramento degli esiti delle prove dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, nel 2024 la dispersione scolastica implicita scende al 6,6% e solo in due regioni italiane (Campania e Sardegna) rimane sopra il 10%. A livello nazionale, quindi, la dispersione scolastica implicita raggiunge il valore più basso da quando è iniziata la sua rilevazione (2019).