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Inail. Nel primo bimestre 2022 in aumento i contagi sul lavoro da Covid-19 ma meno casi mortali

Le infezioni di origine professionale rilevate dal 25esimo report della Consulenza statistico attuariale Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio sono 229.037, 17.647 in più rispetto al mese precedente (+8,3%). I decessi denunciati all’Istituto sono 835, 12 in più rispetto al dato di fine gennaio. Solo due, però, sono avvenuti nei primi due mesi di quest’anno

ROMA – Dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’Inail sono 229.037, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,8% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. A rilevarlo è il 25esimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, da cui emerge che rispetto alle 211.390 denunce registrate dal monitoraggio mensile precedente i casi in più sono 17.647 (+8,3%), di cui 8.111 riferiti a febbraio e 8.421 a gennaio 2022, mentre gli altri 1.115 casi sono per il 92% riferiti al 2021 e il restante 8% al 2020. Il consolidamento dei dati permette infatti di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti.

L’incidenza sul totale degli infortuni è tornata ai livelli di due anni fa. Con 33.311 contagi denunciati nel primo bimestre, il 2022 pesa al momento il 14,5% sul totale dei casi. Gennaio, in particolare, con 25.200 infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto si colloca dopo novembre, marzo, dicembre e ottobre del 2020 e prima di tutti i mesi del 2021. A conferma del trend in aumento, inoltre, nel primo bimestre di quest’anno l’incidenza delle denunce da Covid-19 sul totale degli infortuni sul lavoro è tornata a una su quattro come nel 2020, dopo che nel 2021 era scesa a una su 12.

Il 68,6% dei casi mortali nel 2020. I casi mortali da Covid-19 denunciati da inizio pandemia sono 835, 12 in più rispetto alla fine di gennaio. Di questi, però, solo due sono avvenuti in febbraio, mentre gli altri 10 sono riferiti al 2021 (8 casi) e al 2020 (2). Salvo denunce tardive che saranno rilevabili nei successivi monitoraggi mensili, i due decessi di febbraio sono gli unici denunciati nel primo bimestre di quest’anno. Il 2020, con 573 decessi da Covid-19, raccoglie invece il 68,6% di tutti i casi mortali, mentre il 2021, con 260 decessi, pesa per il 31,1% sul totale.

Nell’ultimo mese l’età media dei contagiati si è ridotta di un anno. L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nell’ultimo mese di rilevazione è scesa a 45 anni. Il 41,3% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce di età 35-49 anni (36,8%), under 35 anni (20,0%) e over 64 anni (1,9%). Gli italiani sono l’87,3%, mentre il restante 12,7% delle denunce riguarda lavoratori stranieri. Le nazionalità più colpite, in particolare, sono quelle rumena (21,0% dei contagiati stranieri), peruviana (12,5%), albanese (8,1%), moldava (4,5%), ecuadoriana e svizzera (4,1% per entrambe).

La quota femminile è del 68,3%, solo in Sicilia e Campania più contagi tra i maschi. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale dei contagi segnalati all’Inail è, rispettivamente, del 47,1% e del 46,0%.

Tecnici della salute, operatori socio-sanitari e medici ai primi tre posti tra le professioni più colpite. L’analisi per professione dell’infortunato conferma che la categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi, con il 37,4% delle denunce, l’82,6% delle quali relative a infermieri. Le altre professioni più colpite sono quelle degli operatori socio-sanitari (17,2%), dei medici (8,9%, oltre un terzo internisti e generici), degli operatori socio-assistenziali (6,2%), degli impiegati amministrativi (5,2%) e del personale non qualificato nei servizi sanitari, che comprende ausiliari, portantini e barellieri (4,5%).

Dal secondo semestre 2021 trend in crescita nella sanità e assistenza sociale. Nell’evoluzione dei contagi, si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. La sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…), in cui ricade il 63,7% delle denunce da Covid-19 codificate, rispetto al 2020 e in termini assoluti ha mostrato un numero di contagi in costante discesa nel primo semestre del 2021, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo con 61 infortuni (erano più di 400 a giugno 2020), tornando poi a crescere nella seconda parte dell’anno fino a sfiorare i tremila casi a dicembre, i 10mila a gennaio 2022 e attestandosi oltre tremila casi a febbraio 2022.

Nel trasporto e magazzinaggio record di infezioni a gennaio. Altri comparti produttivi hanno registrato nel corso del 2021, ma anche nel primo bimestre di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020, come ad esempio il trasporto e magazzinaggio che, in particolare, a gennaio 2022 conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 2.900 casi), con una flessione a febbraio (quasi 600).

La distribuzione territoriale: nel Nord-Ovest il 42,4% delle denunce. Dall’analisi territoriale, che è possibile approfondire anche attraverso le schede regionali aggiornate, emerge una distribuzione delle denunce del 42,4% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,0%), del 23,2% nel Nord-Est (Veneto 10,4%), del 16,0% al Centro (Lazio 7,2%), del 13,1% al Sud (Campania 6,2%) e del 5,3% nelle Isole (Sicilia 3,8%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (10,0%), Torino (6,8%), Roma (5,9%), Napoli (4,1%), Brescia e Genova (2,8% ciascuna), Verona (2,4%), Varese (2,3%), Bologna e Firenze (entrambe con il 2,1%) e Monza-Brianza (2,0%).

I maggiori incrementi percentuali nelle province di Reggio Calabria, Oristano e Gorizia. La provincia che registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione è quella di Roma, seguita da Milano, Torino, Genova, Brescia, Napoli, Monza-Brianza, Venezia, Verona e Treviso. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio di fine gennaio, non per contagi avvenuti solo nel mese di febbraio ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono invece quelle di Reggio Calabria (+24,4%), Oristano (+24,0%), Gorizia (+23,4%), Terni (+21,5%), Siracusa (21,0%), Cagliari (+20,5%), Teramo (+20,4%), Salerno (+19,5%) e Genova (+18,1%).