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Il contributo del lavoro pubblico alla transizione ecologica. Intervista a Sandro Colombi

Sandro Colombi

Il tema della sostenibilità ecologica del nostro modello economico e sociale è al centro dell’agenda europea per i prossimi anni, tanto che ad esso viene destinata la parte più cospicua delle risorse del PNRR italiano. Che ruolo potrà svolgere la nostra Pubblica Amministrazione?

La Pubblica Amministrazione ha un ruolo fondamentale, dal momento che i progetti PNRR legati alla transizione ecologica passano attraverso il vaglio delle amministrazioni competenti, in primis il MITE, ossia il nuovo Ministero della Transizione Ecologica. È quindi essenziale che le amministrazioni pubbliche siano messe in condizione di operare in modo rapido ed efficace. Occorre avere una buona organizzazione del lavoro che eviti rallentamenti e al tempo stesso che sia attenta e rigorosa nel valutare i progetti. Soprattutto, nel verificarne l’efficacia nel tempo. Per ora, purtroppo, si nota una certa distrazione da parte della politica rispetto a questo aspetto del problema, che invece è di fondamentale importanza. Per essere chiari fino in fondo: occorre dare continuità ai progetti anche dopo la loro implementazione. Ciò significa prevedere oggi le risorse da destinare quando i fondi del PNRR saranno finiti.

 

La Pubblica Amministrazione italiana può essere green?

Sì. Non dimentichiamo che nel periodo dell’emergenza Covid la Pubblica Amministrazione ha dato (e ancora sta dando) un contributo enorme nel diminuire la pressione umana sull’ambiente, specie nelle grandi città, grazie all’uso generalizzato del lavoro a distanza. In una città come Roma gran parte dei ministeriali hanno lavorato da casa e lo stesso vale per tanti altri grandi istituti pubblici. Ciò ha significato e significa tutt’oggi una gran quantità di tonnellate di CO2 in meno immesse nell’atmosfera grazie alla riduzione degli spostamenti in auto private, alla minore accensione degli impianti di riscaldamento e di condizionamento, ai minori consumi di materiale d’ufficio e così via. Ma al di là di quest’aspetto la Pubblica Amministrazione ha come sua missione istituzionale il bene comune, la riproduzione della società in vista di una migliore qualità della vita per tutti i cittadini e programmare il  futuro della società nel migliore dei modi. Per questi motivi oggi non può che essere green al proprio interno e favorire tutte le attività che tutelano l’ambiente.  

 

Torniamo ancora una volta alla capacità di programmare?

Esatto. E nella capacità di programmare un ruolo-chiave lo ricoprono gli investimenti. I quali devono essere mirati a un obiettivo ben preciso e tarati sulle esigenze specifiche delle amministrazioni, che non sono ovunque le stesse. Perciò attenzione alle soluzioni generaliste: vedi le tante norme varate nel corso degli anni sull’ottimizzazione degli spazi delle Pubblica Amministrazione, sull’accorpamento delle sedi in edifici comuni, sul numero dei metri quadri per ogni singolo dipendente. Regole spesso naufragate sugli scogli dell’impossibilità pratica di applicarle in modo uniforme, data la grandissima varietà di situazioni esistenti.

 

Il rientro in ufficio a pieno regime dei dipendenti pubblici è una scelta anti-ecologica?

No. È una scelta organizzativa che compete alle amministrazioni previo confronto con il sindacato. Ma può essere l’occasione per verificare l’efficacia energetica degli edifici e delle strutture. In molti casi, gli impianti sono obsoleti e andrebbero ristrutturati o sostituiti del tutto. Occorre un grande piano nazionale di efficientamento energetico delle strutture della Pubblica Amministrazione, che nel tempo potrebbe generare risparmi di spesa consistenti e un impatto decisamente minore sull’ambiente.

 

Cosa si può fare per incentivare i dipendenti pubblici a adottare comportamenti ispirati alla sostenibilità?

I comportamenti lavorativi delle persone dipendono solo in minima parte dalle scelte personali. È una questione di organizzazione del lavoro. Materia che, purtroppo, attualmente è prerogativa quasi esclusiva del datore di lavoro. Noi però siamo convinti che il sistema partecipativo definito nei contratti collettivi nazionali vada sfruttato in tutte le sue potenzialità. Penso, ad esempio, al ruolo dei Comitati Unici di Garanzia negli uffici e, soprattutto, ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, i cui suggerimenti ed esperienze andrebbero maggiormente ascoltati da parte delle amministrazioni, anche in chiave di comportamenti sostenibili. Perché benessere organizzativo, sicurezza e sostenibilità sono tre aspetti indissolubilmente legati fra loro. Un circuito che, per essere onesti, oggi nella Pubblica Amministrazione non è dappertutto virtuoso. La strada da fare è ancora tanta, ma sono fiducioso.

 

Nel piano di nuove assunzioni nella Pubblica Amministrazione andrebbero privilegiate le professionalità green? 

Per adesso c’è un po’ di confusione sulle esigenze assunzionali delle amministrazioni per l’attuazione del PNRR. Ancora non si è capito bene quali professionalità servono e in quali amministrazioni. Le professionalità che verranno acquisite per la transizione ecologica legata al PNRR non si occuperanno dei problemi organizzativi interni delle amministrazioni. Per questo abbiamo già tutti gli strumenti a disposizione e sono scritti nel sistema delle relazioni sindacali contenuti nei CCNL. Più che di masters in ecologia, nella Pubblica Amministrazione abbiamo bisogno di confronto, di discussione e di rimuovere la cultura verticistica che esclude i lavoratori dalle decisioni che li riguardano.

 

Roma, 13 settembre 2021

A cura dell’Ufficio comunicazione UILPA