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Disoccupazione tecnologica. Ottimismo
non fa rima con realismo

Secondo lo studio di The World Economic Forum intitolato Future of Jobs Report 2023, nel mondo le attività eseguite dalle macchine sono il 34%, mentre quelle eseguite dall’uomo il 66%. Nei prossimi anni una delle conseguenze dell’automazione sarà la seguente: circa il 2% dell’occupazione mondiale scomparirà (-14 milioni di posti di lavoro). Si tratta di uno dei dati più ottimistici in circolazione.

 

Nonostante l’ottimismo lo studio tratteggia per il prossimo futuro una società iper-selettiva dove a determinare le opportunità di lavoro saranno fattori come lo status economico, culturale, professionale, familiare e così via.

 

Chi proviene da un contesto in cui i fattori richiamati volgono verso l’alto ha più probabilità di trovare un’occupazione nella nuova economia. Tutti gli altri saranno messi in concorrenza con le macchine. Il che comporterà una corsa al ribasso dei diritti, delle retribuzioni e dei livelli di tutela.

 

Per quanto riguarda il pubblico impiego, le nuove competenze saranno: essere in grado di gestire data-base, documenti informatici, strumenti di comunicazione, proteggere i dispositivi, erogare servizi on-line. Competenze che allo stato attuale mieteranno parecchi posti di lavoro.

 

Una previsione che contrasta con quella del World Economic Forum è quella che si ricava dal 25° Report di Confartigianato, intitolato Intelligenza artificiale, un cambio di paradigma. Secondo tale report una delle tecnologie più pericolose per l’occupazione è l’Intelligenza Artificiale (IA). La quale da qui a breve creerà disoccupazione o necessità di ricollocazione dei lavoratori italiani per una percentuale del 36,2.

 

Di questo 36,2% le professioni più colpite sono: dirigenti della P.A., dirigenti amministrativi e commerciali, tecnici dell’informazione e comunicazione; mentre i territori più colpiti sono Lombardia e Lazio, con al seguito Piemonte, Val D’Aosta, Campania, Emilia-Romagna e Liguria.

 

Il confronto tra i due studi ci consegna due scenari assai diversi. Troppo diversi. E allora per raccapezzarcisi l’unica strada è capire quali sono gli interessi in gioco. Ed è chiaro che, per la sua adesione al neoliberismo, The World Economic Forum non ha interesse a ipotizzare una disoccupazione tecnologica troppo marcata. Pertanto appare più realistico il Report di Confartigianato. Realistico non significa che per forza le cose andranno come prospettate, ma è certo un campanello d’allarme di cui tutti dovrebbero tenere conto.

 

Future of Jobs Report 2023