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Legge-delega 144/2025 | Dal salario minimo alla tutela legale delle retribuzioni

La legge-delega n. 144 del 2025 approvata in via definitiva il 23 settembre e pubblicata sulla G.U. n. 230 del 3 ottobre 2025, rappresenta un punto di equilibrio nel lungo e complesso dibattito sul salario minimo, tema che negli ultimi anni ha diviso forze politiche, sindacati e associazioni datoriali. L’Italia che, a differenza di molti Paesi europei, non ha introdotto una soglia minima retributiva universale per legge, sceglie ora di rafforzare il modello contrattuale come strumento di garanzia per i lavoratori.

 

L’intervento normativo nasce in attuazione della direttiva UE 2022/2041, che sollecita gli Stati membri a garantire salari adeguati e a promuovere una convergenza sociale verso l’alto, riducendo il fenomeno della povertà lavorativa. In Europa, ventuno Stati hanno un salario minimo legale, mentre sei – tra cui l’Italia – si affidano esclusivamente alla contrattazione collettiva. La legge 144/2025 si muove in questa seconda direzione, valorizzando l’autonomia delle parti sociali e la pluralità dei contratti collettivi.

 

Il cuore della riforma consiste nella delega al Governo ad individuare, con decreti legislativi da emanare nei mesi successivi, i contratti collettivi nazionali “maggiormente applicati” per ciascuna categoria di lavoratori. I trattamenti economici minimi previsti da tali contratti costituiranno la soglia legale di riferimento: un meccanismo di tutela indiretta, che pur senza fissare un salario minimo uniforme, mira a garantire compensi adeguati e omogenei.

 

La legge introduce inoltre vincoli precisi nel settore degli appalti e subappalti: le imprese affidatarie dovranno assicurare ai propri dipendenti un trattamento retributivo complessivo non inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi più rappresentativi del settore di riferimento. È un principio di responsabilità solidale che punta a contrastare il dumping salariale e il lavoro sottopagato.

 

Per i lavoratori non coperti da contratti collettivi, sarà applicato quello della categoria più affine, così da estendere la protezione anche ai comparti marginali o frammentati del mercato del lavoro. Parallelamente, i decreti attuativi dovranno introdurre strumenti per incentivare la contrattazione integrativa, favorendo una maggiore adattabilità delle retribuzioni all’andamento del costo della vita e della produttività.

 

Un’altra novità di rilievo è l’apertura a forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale e alla distribuzione dei profitti, ispirata ai modelli di co-gestione già sperimentati in altri Paesi europei. L’obiettivo è rafforzare il legame tra crescita d’impresa e giustizia retributiva, promuovendo un clima di maggiore collaborazione tra capitale e lavoro.

 

La legge 144/2025 non impone dunque un salario minimo “per decreto”, ma costruisce un sistema di tutela legale dei livelli retributivi, basato sulla forza della contrattazione collettiva e sulla valorizzazione del dialogo sociale. In un Paese caratterizzato da forti disparità territoriali e settoriali, la sfida sarà rendere questa rete di protezione realmente efficace e capace di garantire a ogni lavoratore una retribuzione dignitosa, adeguata al costo della vita e coerente con la qualità del lavoro svolto.