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P.A. Affari Esteri: «Per i giovani il sindacato è come Virgilio per Dante». Intervista ad Alfredo Di Lorenzo

Alfredo Di Lorenzo, Coordinatore generale UILPA Esteri

Il nuovo ordinamento professionale prevede di rimettere in moto le carriere attraverso le progressioni all’interno e fra le aree. Resta però l’ostacolo della carenza di risorse economiche per la contrattazione decentrata. Qual è la situazione nella sua amministrazione?

 

La situazione è positiva. Dal punto di vista economico non ci sono grosse difficoltà perché il Ministero degli Affari Esteri ha reperito i fondi e messo sul piatto, oltre ai 75 posti derivanti dalle risorse in questione, anche altri 75 posti sulla base di autorizzazioni pregresse ottenute tramite la legge Madia. Il problema maggiore riguarda l’elevato numero di coloro che, ancora oggi, in Seconda Area hanno il titolo di studio per passare alla Terza area. Questa situazione si è creata a causa del blocco delle assunzioni che ha congelato la situazione al 2008 e dalla totale mancanza di procedure da allora e fino al 2018 sia per i passaggi diretti che per i nuovi ingressi dall’esterno. Quella per le progressioni verticali è stata una battaglia qualificante per la nostra organizzazione, una battaglia che ha richiesto tutto il nostro impegno e tutta la nostra esperienza sindacale e che continueremo a perseguire.

 

Piano dei fabbisogni, organizzazione degli uffici, lavoro a distanza, formazione: nel suo ente quanto è forte il coinvolgimento del sindacato rispetto alle scelte di programmazione strategica che ricadono sul personale?

 

Purtroppo, il nostro coinvolgimento è bassissimo perché, rispetto a questi temi, l’Amministrazione ci tiene poco in considerazione. Per esempio, la situazione dello smart working è ancora regolata unilateralmente dall’Amministrazione e addirittura, nel nostro Ministero, l’OPI, l’Organismo Paritario per l’Innovazione, non è stato mai avviato. Ricordiamoci che l’OPI è uno strumento cruciale in materia di innovazione nell’organizzazione del lavoro, soprattutto in periodo di PNRR. Eppure è rimasto inattuato. Un punto che sta maggiormente a cuore all’amministrazione è invece quello della formazione, soprattutto in ambito linguistico, stante la necessità del nostro personale di muoversi all’estero. Tutt’altra faccenda sono le famiglie professionali, presupposto indispensabile affinché possa andare a regime il nuovo sistema di classificazione del personale. Qui purtroppo siamo bloccati a causa di una serie di rigidità dovute al disaccordo sulla tutela di una specifica categoria di personale.

 

L’art. 55 dell’ultimo CCNL ha previsto che le risorse dei sussidi assistenziali siano utilizzate per finanziare varie forme di welfare, tra cui la stipula di polizze per l’assistenza sanitaria integrativa. Da voi come sta procedendo l’attuazione di questa clausola?

 

Questo non è stato un tema particolarmente sentito perché, in base a leggi risalenti agli anni ’80, il Ministero degli Affari Esteri vanta un sistema di welfare abbastanza efficace. All’estero erano già previste da anni assicurazioni sulla vita o convenzioni per l’acquisto di polizze per la Responsabilità Civile Professionale. Delle polizze sanitarie si è invece sempre occupata la Cassa Mutua del Ministero, proponendone alcune a prezzi molto vantaggiosi. Quindi, l’esigenza di affrontare questa tematica è passata in secondo piano. Ovviamente, essendo un articolo del CCNL andrà affrontato per chi, come i giovani neoassunti, non dispone di polizze assicurative.

 

Che cosa si aspettano dal sindacato – e dalla UILPA in particolare – i giovani che sono da poco entrati a lavorare nella sua amministrazione?

 

Di avere una guida come Virgilio fu per Dante: una metafora calzante se si pensa alla P.A. come una selva oscura. All’esterno c’è una percezione minima del funzionamento reale dell’amministrazione pubblica; quindi, i giovani che si approcciano a questo mondo fanno richieste di ogni genere. Come UILPA al MAECI, abbiamo iniziato a seguirne molti già da prima del concorso. Fortemente disorientati da Gruppi WhatsApp e Telegram cercavano chiarezza nel sindacato. Per esempio, ci sono pervenute domande sul lavoro all’estero, sui guadagni, sullo smart working, sulla mobilità e tante altre ancora, tuttavia il problema più grande è stato il basso stipendio corrisposto a chi presta servizio a Roma. Eì qui che i neoassunti devono obbligatoriamente iniziare il loro servizio al MAECI per i primi anni. Purtroppo, l’aumento dei costi della vita a Roma, unica sede del nostro Ministero in Italia, ha infatti reso penalizzante trasferirsi nella capitale. Nel 2021, su 271 unità chiamate a firmare un contratto di terza area, 40 hanno abbandonato per l’impossibilità di mantenersi fuori sede a causa dei prezzi degli affitti. E un problema analogo ormai si profila anche per i 700 funzionari da assumere per le esigenze del PNRR.

 

 

Roma,  3 ottobre 2023

A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione