“Non ci sono soldi”. Questo il messaggio ventilato nei giorni scorsi da autorevoli esponenti del governo riferendosi ai contratti collettivi del pubblico impiego. A fare da controcanto interviene una parte della stampa con articoli che narrano “dell’estate d’oro dei dipendenti pubblici” (non citiamo la fonte per l’evidente insolazione dell’autore).
E perché mai l’estate dei dipendenti pubblici sarebbe d’oro? Perché con l’ultimo contratto, peraltro già scaduto da quasi due anni, è possibile ottenere, fino al 31 dicembre 2024, progressioni verticali fra le aree da Operatori ad Assistenti e da Assistenti a Funzionari in deroga al titolo di studio previsto per l’accesso dall’esterno.
E così c’è chi grida allo scandalo. Ma chi grida allo scandalo non sa che l’ultimo contratto collettivo è talmente evoluto e talmente innovativo da permettere le progressioni sia ai laureati che ai diplomati. E i posti ci sono per tutti per un motivo molto semplice: gli organici sono vuoti. Uno dei pregi del Ccnl 2019-2021 è che ha lo sguardo rivolto al futuro e i piedi ben piantati nel presente. Un presente che ci parla di uffici pubblici al collasso, utenti insoddisfatti e difficoltà enormi a stendere i progetti per il PNRR. Riparare i danni causati dal combinato disposto politica-stampa spiega il senso della norma contrattuale in questione. Una norma che va considerata in via eccezionale.
Il Ccnl non crea affatto le condizioni affinché un diplomato scavalchi un laureato. Non è questo lo spirito degli accordi tra amministrazioni e sindacati. Il problema vero è una normativa che blocca la possibilità di incrementare i fondi di produttività con risorse aggiuntive delle amministrazioni. Una norma contro cui il sindacato si batte da anni. Non ci stiamo al tentativo di montare casi allo scopo di creare guerre tra dipendenti. I veri problemi della P.A. sono altri. E sono causati delle scellerate politiche dei tagli di risorse e personale a cui le progressioni verticali cercano di mettere una toppa.
Da ultimo va ricordato a chi parla dell’amministrazione dello Stato senza conoscerla che nel pubblico impiego le possibilità di carriera del personale sono state per lungo tempo bloccate a causa di una selva di norme volute dalla politica. Selva di norme che impediscono alle amministrazioni di valorizzare le tante risorse umane presenti al loro interno. Una corretta informazione dovrebbe occuparsi di questi problemi non di suonare il piffero al governo.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 31 agosto 2023