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Colombi. Piani delle amministrazioni: dov’è il confronto con il sindacato?

Secondo le previsioni dell’art. 6 del “decreto reclutamento” (decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla L. 6 agosto 2021, n. 113), entro il 31 gennaio di ogni anno a partire dal 2022 le pubbliche amministrazioni con più di 50 dipendenti dovranno adottare il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), che riunirà in un unico documento programmatico i contenuti del Piano degli obiettivi della performance, del Piano triennale dei fabbisogni, del Piano anticorruzione e del Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA). Il PIAO avrà valenza triennale e dovrà essere aggiornato ogni anno.

Non possiamo che rallegrarci del fatto che il governo abbia sentito il bisogno di disboscare la fitta giungla di adempimenti amministrativi che gravano sulle amministrazioni pubbliche, distogliendo tempo di lavoro e personale da altri compiti forse più utili per la collettività.  Occorre però evitare il rischio che la semplificazione si traduca in una mera operazione di facciata. La riduzione da 4 a 1 dei Piani delle amministrazioni non può consistere in un semplice accorpamento di adempimenti prima distinti. Riunire in un solo blocco di 80 pagine quattro documenti di 20 pagine ciascuno non è semplificare.  Anzi, il tomo potrebbe addirittura aumentare, poiché il nuovo Piano conterrà anche l’elenco delle procedure da “semplificare e reingegnerizzare ogni anno” (se necessario mediante il ricorso alla  tecnologia) e “sulla  base della consultazione degli utenti”; la misurazione dei tempi effettivi di completamento delle  procedure effettuata attraverso strumenti automatizzati; le modalità per realizzare la piena accessibilità fisica e digitale alle amministrazioni da parte dei cittadini ultrasessantacinquenni e di quelli con disabilità; le azioni finalizzate al pieno rispetto della parità di genere.

L’aspetto che ci interessa di più è ovviamente quello che riguarda le ricadute sul personale. L’art. 6, comma 5, del decreto 80 prevedeva l’emanazione entro 120 giorni di uno o più decreti attuativi per individuare e abrogare gli adempimenti relativi ai piani assorbiti dal PIAO. Sempre entro 120 giorni, inoltre, la Funzione Pubblica avrebbe dovuto definire un modello “di supporto alle amministrazioni”. Per la cronaca, il termine è scaduto e non abbiamo né i decreti attuativi né il modello. Ma il problema vero è un altro. 

Nel nuovo Piano unico si decide praticamente tutto: linee di organizzazione, politiche del personale, verifica della trasparenza dell’azione amministrativa, obiettivi di performance, lavoro agile, revisione delle procedure amministrative, criteri di verifica della soddisfazione dell’utenza. In tutto questo, dov’è il sindacato? Non c’è. In nessun passaggio dell’art. 6 è previsto un momento di confronto con le organizzazioni rappresentative dei lavoratori. Ai destinatari di quasi tutti i provvedimenti contenuti nel PIAO non è riconosciuto il diritto di esprimere le proprie valutazioni e di partecipare alle fasi di elaborazione del documento. Solo per la parte sul reclutamento di nuovo personale e sulla valorizzazione delle risorse interne il legislatore concede l’informativa alle organizzazioni sindacali. Su tutto il resto, a quanto pare, il sindacato non viene nemmeno interpellato. 

Lo spirito delle “leggi speciali” continua ad aleggiare sulla pubblica amministrazione anche al tempo dell’innovazione digitale e del PNRR, ma possiamo e dobbiamo esorcizzarlo. Nei provvedimenti attuativi va previsto l’obbligo di informazione e confronto su tutte le materie del PIAO, nessuna esclusa. Se il Piano è unico vuol dire che tutti i suoi punti sono interconnessi e, quindi, la partecipazione dei lavoratori alla sua elaborazione deve riguardare il documento nella sua interezza, non singoli pezzi. 

Forse è arrivato il momento di rendersi conto che una buona programmazione delle attività nelle pubbliche amministrazioni si fonda prima di tutto su una buona qualità delle relazioni sindacali e sul costante coinvolgimento dei lavoratori nei processi di organizzazione del lavoro. Più che mai a livello decentrato. 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 3 novembre 2021