Il recente Rapporto di Unioncamere sui fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine rivela la necessità di assumere circa 742.000 pubblici dipendenti nel quinquennio 2024-2028. Ciò significa che nei prossimi anni si dovrà mettere mano a un massiccio piano di reclutamenti nel settore pubblico.
Non possiamo che essere d’accordo. Però, nel Rapporto di Unioncamere c’è qualcosa che non convince perché le assunzioni servirebbero quasi tutte per coprire il turn-over, mentre l’incremento occupazionale netto sarebbe di appena 60mila unità. Oltretutto, non è nemmeno chiaro se si manterrà l’attuale rapporto tra personale stabile e precari.
In sostanza, gli organici della P.A. italiana aumenterebbero in media di circa 12mila unità all’anno per cinque anni. Di questi, solo 28mila (cioè poco più di 5mila all’anno) sarebbero destinati ai “servizi generali” fra i quali rientrano le attività che fanno capo alle amministrazioni e agli enti delle Funzioni Centrali. Ma se le cose stanno così, tanto vale ammettere che non c’è alcuna prospettiva di rilancio complessivo della P.A. perché ci si limita a tappare i buchi di coloro che vanno in pensione.
Se poi andiamo a riprendere le previsioni degli anni precedenti, aumenta lo sconforto. L’anno scorso, infatti, Unioncamere prevedeva per il quinquennio 2023-2027 un fabbisogno complessivo per la P.A. di 738mila unità, di cui oltre 70mila in aggiunta agli organici del 2022. Andando ancora più indietro, le previsioni sui fabbisogni indicano sempre un incremento del personale al netto del turn-over. Ma i dati della Ragioneria Generale dello Stato dimostrano che negli ultimi cinque anni i dipendenti in servizio sono costantemente diminuiti. Per lo più settori chiave quali giustizia, difesa, lavoro, beni culturali, infrastrutture, salute.
Se anche le previsioni di Unioncamere da qui al 2028 si realizzassero pienamente saremmo comunque sempre molto al di sotto di ciò che è necessario affinché i servizi delle Funzioni Centrali possano continuare a essere gestiti dallo Stato. Dunque non resterebbe che privatizzare/esternalizzare. Una strada già battuta da tempo che ha mostrato limiti impressionanti.
Se davvero la politica vuole far uscire l’Italia dalla crisi strutturale che l’attanaglia occorre rilanciare con forza la macchina pubblica. Perciò smettiamola con le previsioni al ribasso. Per il bene del Paese sediamoci attorno a un tavolo e risolviamo i problemi della P.A. Non ci mancano le idee e non ci mancano le energie perché gli impiegati pubblici sono una risorsa strategica di cui nessuna nazione progredita può fare a meno.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 2 settembre 2024