L’ultima novità che si registra sul fronte del lavoro pubblico è il probabile arrivo di un decreto entro fine anno con cui il governo elargirebbe un’altra piccola tranche di aumento ai dipendenti statali. Sempre a valere – immaginiamo – sulle risorse per il rinnovo del triennio 2022-2024.
Siamo all’ennesima informazione appresa dai quotidiani su questioni fondamentali per milioni di dipendenti pubblici che attendono da oltre 30 mesi il rinnovo del contratto. Ovviamente, nessuno degli addetti ai lavori si è sognato di confrontarsi prima con il sindacato.
Naturalmente, come lavoratori pubblici, non ci mettiamo a fare gli schizzinosi su un decreto-legge che incrementi il salario fisso in busta paga (sempre che la notizia sia vera). Vorremmo però fare due considerazioni.
Primo: il tanto decantato aumento medio del 5,78% che il governo sbandiera come grande regalo per gli statali si è già molto assottigliato per via degli ‘acconti’ corrisposti in via legislativa. Ad oggi, le risorse rimaste per la contrattazione ormai sono poco più della metà di quelle complessivamente stanziate per il triennio ‘22-‘24. Le altre sono già volate via, divorate dall’inflazione.
Secondo: nello stesso momento in cui il governo pensa (forse) di elargire un ulteriore anticipo sul rinnovo contrattuale, presso l’Agenzia che rappresenta il governo sono in corso le trattative per il rinnovo dello stesso CCNL. Solo noi vediamo una leggera schizofrenia in questo comportamento?
Vorremmo capire se i contratti nazionali si fanno ancora secondo le regole del Testo unico del pubblico impiego o la competenza è passata al Ministero delle finanze e al Parlamento. Perché in questo caso è inutile continuare a perdere tempo in decine di riunioni per arrivare dopo mesi alla firma di un CCNL ormai prosciugato di risorse economiche.
Se il governo pensa che il CCNL serva ancora a qualcosa e le rappresentanze dei lavoratori abbiano un ruolo, allora rispetti le procedure della contrattazione collettiva e facciamo decidere ai tavoli negoziali la destinazione delle risorse. Se invece l’idea è quella che il CCNL serva solo a recepire le direttive ministeriali su pagelline, differenziazione di premi e altre amenità, allora chiudiamo l’ARAN e mettiamoci a leggere i giornali in attesa di notizie.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 16 settembre 2024