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Colombi. Il CCNL attende da due mesi la firma definitiva. Qual è il problema?

Sono già passati più di due mesi dalla firma dell’Ipotesi di CCNL 2019-2021 per il personale non dirigente delle Funzioni Centrali e ancora non si è concluso l’iter burocratico dei controlli previsti dalla legge. Eppure, le scadenze fissate dal decreto legislativo 165/2001 sono piuttosto chiare:

  • entro 10 giorni dalla data di sottoscrizione l’ARAN trasmette l’ipotesi di accordo ai comitati di settore ed al Governo;
  • entro i successivi 20 giorni la Presidenza del Consiglio dei Ministri esprime il proprio parere;
  • entro i 15 giorni successivi la Corte dei Conti effettua la certificazione dei costi contrattuali;
  • se non ci sono obiezioni si procede alla sottoscrizione definitiva e il CCNL entra in vigore.

Perché allora non siamo ancora stati convocati per quest’ultimo passaggio, che dal punto di vista dei lavoratori è il più importante di tutti? Qualcosa è andato storto durante i controlli? O il ritardo è dovuto semplicemente alla tortuosità delle procedure? Sarebbe davvero paradossale, visto l’impegno che il Governo sta mettendo in questo periodo per individuare i procedimenti amministrativi da snellire e semplificare.

La firma dell’Ipotesi di accordo del 5 gennaio scorso è stata una grande prova di responsabilità e di capacità innovativa da parte del sindacato. Una prova in linea con le intese che avevamo raggiunto con il governo nell’accordo del 10 marzo 2021, giusto un anno fa.

Non vorremmo che il significato di quel patto, siglato con spirito di collaborazione nell’interesse nazionale, nel frattempo sia un po’ evaporato, o forse schiacciato sotto il peso delle continue emergenze che il Paese è costretto ad affrontare.

Ma per le lavoratrici e i lavoratori delle Funzioni Centrali l’emergenza è la dimensione lavorativa quotidiana. Nelle nostre amministrazioni è sempre emergenza, la normalità non esiste. E non può esistere in un contesto devastato da decenni di tagli e di abbandono gestionale.

Ogni giorno di ritardo nell’applicazione delle nuove norme contrattuali significa prolungare lo stato di inadeguatezza in cui versa la Pubblica Amministrazione rispetto all’ordinamento professionale, all’impatto delle nuove tecnologie, alla formazione professionale, alla qualità della performance, alla sicurezza dei luoghi di lavoro e alla flessibilità organizzativa. 

Il CCNL è l’unico strumento che abbiamo per uscire dal guado. Purché ci si sbrighi.

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 10 marzo 2022

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