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Colombi. Direttiva formazione:
un racconto di fantascienza

Qualche giorno fa il Ministro per la Pubblica Amministrazione ha emanato una direttiva in materia di formazione del personale. Con tutto il rispetto, sembra di leggere un racconto di fantascienza tanto è lontana dalla realtà. E la realtà ci dice che nel 2025 le condizioni organizzative in cui versano le strutture centrali e territoriali delle pubbliche amministrazioni italiane sono molto peggiori di trent’anni fa.

 

Come è noto il peggioramento è dovuto ai devastanti tagli alla spesa del personale messi in atto da tutti i governi dagli anni ’90 in poi. Perciò parlare di analisi multidimensionale dei fabbisogni formativi è, per usare le parole di Zangrillo, molto “figo”.  Peccato che queste parole non trovino riscontro nel modo in cui oggi le amministrazioni sono solite – e in qualche misura costrette – a organizzare il lavoro, ad assegnare compiti, a gestire le “competenze” dei propri dipendenti e a valutarle.

 

Occorre un bagno di realtà. E la realtà è questa: nella maggior parte delle strutture operative delle Funzioni Centrali si chiede al personale di svolgere qualunque compito, qualunque mansione, senza programmare un bel niente e senza formare nessuno, ma semplicemente sbattendo il poco personale disponibile a tamponare le falle organizzative che continuamente si aprono in uffici in perenne emergenza.

 

Beninteso: è apprezzabile lo sforzo di fornire una sorta di guida per lo sviluppo professionale del personale. Ma leggere nella direttiva di leadership e soft-skill, di competenze per la transizione amministrativa, per la transizione digitale e per la transizione ecologica genera un effetto di estraneità rispetto alla vita quotidiana di amministrazioni costrette a sopravvivere con quello che hanno.

 

Ancora una volta rileviamo che né il Ministro né i suoi collaboratori conoscono la realtà degli uffici pubblici. E, ancora una volta ricordiamo alla politica che le competenze necessarie al miglioramento della qualità dei servizi e del benessere organizzativo le conoscono soprattutto i lavoratori e i loro rappresentanti.

 

Ma del confronto con i lavoratori e con i loro rappresentanti per definire i reali fabbisogni formativi delle amministrazioni nelle 20 pagine di questa ennesima direttiva non c’è traccia. E così farà la fine di molte altre: resterà in larga misura disapplicata, seminerà confusione e ingolferà l’attività degli uffici.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

 

Roma, 20 gennaio 2025