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Colombi. Bene la stabilizzazione dei precari PNRR, ma che non sia una soluzione tampone

Dalla stampa apprendiamo che il nuovo decreto PNRR appena approvato dal Consiglio dei Ministri, conterrebbe una norma sulla stabilizzazione di oltre 3mila precari assunti nei ministeri e nei comuni per l’attuazione del PNRR. Si tratta ora di capire quali saranno i tempi previsti e le condizioni richieste, ma, se confermata, è comunque una buona notizia.

Da anni il sindacato, con la UILPA in prima fila, denuncia i pericoli della precarizzazione di massa del lavoro pubblico. Mille volte abbiamo messo in guardia i nostri interlocutori governativi sulle conseguenze nefaste che derivano dall’abbassamento del livello qualitativo delle condizioni di lavoro causato dall’instabilità occupazionale. Un abbassamento che si riflette inevitabilmente nella qualità dell’organizzazione del lavoro e dei servizi erogati. Ora che i progetti del PNRR rischiano di saltare la politica è costretta a correre ai ripari perché le figure professionali che servono alla P.A. rinunciano al posto dopo aver vinto il concorso, o fuggono appena trovano un’opportunità migliore.

È una storia già vista ed è facile prevederne gli sviluppi. Non c’è dubbio che la stabilizzazione dei precari del PNRR vada fatta. Ma questo tipo di operazioni non si possono gestire a colpi di decreti e di circolari attuative. Serve il coinvolgimento attivo delle organizzazioni sindacali, perché l’immissione in ruolo di nuovo personale a tempo indeterminato incide sia sulla struttura degli organici sia sull’assetto organizzativo delle amministrazioni in cui questo personale presta servizio. Perciò bisogna evitare che soluzioni calate dall’alto e attuate dalle amministrazioni in modo autoreferenziale possano favorire forme di opacità e di clientelismo.

Ci attendiamo che la Funzione Pubblica apra quanto prima un tavolo tecnico con il sindacato sulle stabilizzazioni. Non si tratta solo di soddisfare dei normali obblighi informativi, ma di iniziare a condividere un percorso che vada oltre l’orizzonte temporale del PNRR. La stabilizzazione di 3mila contrattisti, per quanto preziosa, non è sufficiente se non viene affiancata da un piano occupazionale ad ampio respiro. Un piano che punti a riportare gli organici a un livello adeguato alle esigenze della società e che consenta alle nostre amministrazioni di svolgere i compiti sempre più complessi.

Decenni di politiche sbagliate hanno indebolito le capacità operative della Pubblica Amministrazione e hanno ridotto i dipendenti pubblici italiani all’ultimo posto in Europa per livello retributivo. Rimettere in piedi la macchina dello Stato è una questione di interesse nazionale che va perseguita a partire dai lavoratori e con i lavoratori. L’abbattimento di tutte le forme di flessibilità diverse da quelle stabilite nei contratti collettivi nazionali di lavoro sarebbe un buon inizio.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 17 febbraio 2023