La campagna “Operazione verità” della UILPA comincia a dare i suoi frutti. Sono bastate un paio di riunioni all’ARAN per far crollare la leggenda del mitico aumento al quale non abbiamo mai creduto. La tabella consegnata ieri ai sindacati certifica che gli incrementi retributivi in busta paga saranno nettamente inferiori ai tanto sbandierati 160 euro.
La finzione non poteva durare a lungo e la realtà parla di un aumento a regime che oscilla tra 110,4 e 141 euro, secondo l’area di inquadramento. Naturalmente, da questa cifra vanno scalati gli importi corrisposti nell’ultimo biennio per effetto di una-tantum e “anticipi” contrattuali, peraltro già ampiamente divorati dall’inflazione. Quindi, se va bene, gli aumenti effettivi da qui alla fine della tornata contrattuale si attesteranno su una quota pari all’incirca alla metà delle cifre annunciate ieri dall’ARAN.
A poco vale il tentativo di far apparire più sostanzioso l’aumento calcolando nella media anche i 193,9 euro destinati all’area delle Elevate Professionalità. Anche i sassi sanno che quell’area, sebbene prevista dal nuovo ordinamento professionale, risulta praticamente ancora vuota in quasi tutte le amministrazioni del comparto a causa della generalizzata mancanza di risorse economiche. Perciò certi artifici propagandistici non incantano più nessuno.
Ma per comprendere meglio il tipo di datore di lavoro con cui abbiamo a che fare è utile una ricognizione dei rinnovi contrattuali conclusi di recente nel settore privato. Ecco gli importi degli incrementi medi a regime diffusi nella rete e sui principali organi di informazione:
- Poste, € 230;
- Industria Armatoriale, € 202 + € 380 una-tantum + € 49,50 welfare;
- Turismo, € 200;
- Aziende agro-meccaniche, € 230;
- Ristorazione e Turismo > € 200;
- Giocattoli, € 196 + € 300 EGR;
- Cooperative alimentari, € 280;
- Grande Distribuzione, € 240 + € 350 una-tantum;
- Terziario, commercio, servizi, € 240 + € 350 una-tantum;
- Credito, € 435… e così via.
È impietoso il confronto con i 141 euro delle Funzioni Centrali, oltretutto da prendere al volo e senza discutere, perché non è detto che da qui a dicembre quei soldi ci saranno ancora.
La posizione di totale chiusura del governo nei confronti del lavoro pubblico produce un doppio effetto distorsivo: da un lato allarga la forbice del potere d’acquisto fra lavoratori pubblici e privati con una politica finalizzata a indebolire il settore pubblico, rendendolo economicamente meno attrattivo. Da qui deriva la seconda distorsione: se il lavoro pubblico è sempre meno appetibile rispetto al privato, diventa più difficile attirare o trattenere le professionalità tecniche più qualificate – guarda caso, proprio quelle che oggi servirebbero maggiormente nella P.A. – le quali tenderanno a scegliere le opportunità offerte da imprese private che garantiscono trattamenti migliori a parità di competenze e responsabilità.
Questa politica contrattuale al ribasso verso il settore pubblico rivela la scelta (non solo di questo governo) di abbassare il livello complessivo di competenza e di professionalità del pubblico rispetto al privato, creando così la “necessità” di esternalizzare un numero sempre maggiore di servizi e di funzioni. E se fosse proprio questo il vero scopo di tutta l’azione che la politica sta portando avanti da anni nel settore pubblico?
Se non è così, ce lo dimostrino nei prossimi incontri al tavolo del contratto nazionale. La UILPA ha avanzato alcune proposte per reperire maggiori risorse da destinare agli incrementi retributivi per il triennio 2022-2024: defiscalizzazione della produttività e degli incrementi contrattuali, eliminazione del tetto di spesa ai fondi di amministrazione. A settembre riprenderà la trattativa: iniziamo a parlare concretamente di queste proposte e trasformiamole in realtà.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 25 luglio 2024