Il cosiddetto “Bonus Giorgetti”, previsto per i dipendenti pubblici che decidono di rinunciare alla pensione anticipata, sarà erogato a partire da novembre 2025.
L’INPS ha chiarito che si tratta di una maggiorazione in busta paga pari alla quota dei contributi che il lavoratore non versa più, riconosciuta fino ai 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia.
La misura, già operativa per il settore privato da settembre, punta a incentivare la permanenza in servizio di chi, pur avendo maturato i requisiti per lasciare il lavoro, sceglie di restare.
Tuttavia, non sfugge che l’iniziativa si inserisce in un contesto in cui il ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione è sempre più limitato.
Con un’età media già molto elevata, trattenere personale prossimo alla pensione rischia di accentuare l’invecchiamento del comparto pubblico, comprimendo le opportunità per i giovani e frenando l’ingresso di nuove competenze.
Sebbene l’incentivo venga presentato come una scelta libera e vantaggiosa, è evidente che la stretta sulle uscite anticipate, unita alle penalizzazioni previste da Quota 103, spinge molti lavoratori a rimandare il pensionamento più per necessità che per reale convinzione.
Anche la possibilità, introdotta quest’anno, per le amministrazioni di trattenere oltre i 67 anni i dipendenti più performanti fino ai 70, sebbene circoscritta al 10% delle facoltà assunzionali, sembra più una strategia di contenimento della spesa che un piano strutturale per la valorizzazione del capitale umano.
In questo scenario, la sostenibilità del sistema e il ringiovanimento della P.A. restano problemi aperti.
Luca Colafrancesco, Ufficio comunicazione UILPA
Roma, 30 giugno 2025