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Tunisia: i lavoratori affrontano la repressione mentre la crisi si aggrava

L’ITUC ha espresso grave preoccupazione per gli atti di repressione antisindacale da parte delle autorità sotto il controllo del presidente tunisino Kais Saied.

Il Paese ha affrontato una crisi crescente da quando Saied ha licenziato il primo ministro Hichem Mechichi e ha preso il potere assoluto l’anno scorso, con una crescente povertà e disoccupazione unite alla cattiva gestione della pandemia COVID-19. Dal 25 luglio Saeid ha vietato al parlamento di riunirsi e ha assunto lui stesso il potere legislativo.

Il 13 gennaio i lavoratori della televisione pubblica, che scioperavano contro il rifiuto delle autorità di rinnovare il loro contratto collettivo, sono stati circondati da una grande squadra di polizia e sottoposti a interrogatorio. Alcuni dei lavoratori sono stati poi costretti a trasmettere programmi nel tentativo di interrompere lo sciopero.

Il giorno dopo, decimo anniversario della rivoluzione che ha deposto il dittatore Ben Ali, decine di migliaia di manifestanti che marciavano per protestare contro il governo sono stati accolti da migliaia di poliziotti con violenza, tra cui uso di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e percosse. Molti sono stati brutalmente arrestati e alcuni rimangono in detenzione con accuse a loro carico.

Sharan Burrow, segretaria generale dell’ITUC, ha detto: “La speranza scaturita dalla rivoluzione tunisina viene infranta dal comportamento autocratico del presidente. Dopo aver rifiutato le ripetute richieste della centrale sindacale UGTT di lavorare insieme sui problemi del Paese, ha fatto ricorso alla repressione violenta. L’UGTT ha giocato un ruolo vitale nella rivoluzione e ha continuato a farlo da allora. L’ITUC è al fianco dell’UGTT e dei suoi membri e farà tutto il possibile per sostenerli, per fermare la repressione e per assicurare che il Paese non si pieghi semplicemente ai diktat del FMI, che aumenterebbero solo la povertà e la disoccupazione”.

 

 

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