È vero che gli articoli 10 e 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 i rivoluzionari francesi eliminarono la nozione di blasfemia dalla legge, ma con la presentazione delle Olimpiadi di Parigi 2024, gli organizzatori sono senz’altro andati un po’ troppo sopra le righe.
L’Avvenire parla senza mezzi termini di un neopaganesimo culturale e religioso che invade e pervade il nostro presente.
Al contrario la redazione romana del Sole 24 si barcamena tra il cerchio e la botte: “Un inno all’amore vibrante e inclusivo nelle intenzioni, ma che ha diviso il mondo.”
Schierato dalla parte della subcultura woke è inaspettatamente il Fatto Quotidiano: “Il clou del lavoro è stato senza dubbio l’innesco esplosivo all’ottavo quadro, intitolato ‘Festivité’, per cui Le Pladec ha attinto a piene mani nella comunità Lgbtqia+, riunendo generi e figure quanto mai variopinti”.
Peccato che queste figure abbiano ricordato a tutto il mondo il Cenacolo Leonardésco, rappresentazione della sacralità della figura di Cristo e della Chiesa stessa.
È stato quindi inevitabile il polverone sollevato da esponenti politici, associazioni ecclesiastiche e i vescovi francesi. Sul fronte politico Presidente UE, Viktor Orban ha parlato di “vuoto morale”.
In molti sono rimasti disorientati dal fatto che una cerimonia di apertura di un evento sportivo così importante abbia ricordato il gay pride.
Imbarazzante la difesa dell’autore della cerimonia di apertura, Thomas Jolly, che in una conferenza stampa tenuta dopo il fiume di critiche si è appellato ai valori della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza, fratellanza.
Ma proprio la progressiva erosione di questi valori ha confezionato quella corruzione morale tanto inneggiata in mondovisione ai giochi olimpici di Parigi 2024.
Luca Colafrancesco, Ufficio comunicazione UILPA
Roma, 30 luglio 2024