Prendiamo atto del via libera della Camera al decreto liste d’attesa e riconosciamo la volontà del Governo nell’affrontare una problematica denunciata da tempo: il diritto alla salute negato a milioni di persone, con situazioni particolarmente gravi in alcune regioni e che con l’autonomia differenziata rischia di peggiorare ulteriormente. Lo ha affermato Anna Rea, Presidente Adoc nazionale.
Esprimiamo, tuttavia, forte preoccupazione sul provvedimento con il rischio che si riveli una “scatola vuota”. Le misure proposte, come quelle sui rimborsi per prestazioni private o sull’intramoenia, per cui riceviamo numerosi reclami da parte dei cittadini, ricalcano norme già esistenti ma disattese da anni. Ci saremmo aspettati restrizioni concrete e una cabina di monitoraggio – continua Anna Rea- non un semplice richiamo a regole inapplicate.
Il problema principale, a nostro avviso, rimane irrisolto. Nel sistema sanitario pubblico, c’è chi deve aspettare quasi 500 giorni per un’ecografia programmabile e appena il 72% degli interventi oncologici urgenti viene realizzato nei tempi previsti – spiega ancora la Presidente Adoc nazionale. Il sistema sanitario è al collasso dopo anni di tagli indiscriminati. Non basta incentivare il lavoro straordinario o introdurre la flat tax per risolvere la carenza di personale, stremato e sottopagato. Occorre un cambio di rotta, spostando risorse da voci di spesa superflue verso la tutela della salute, un diritto fondamentale negato oggi a milioni di cittadini, come denunciato dalla nostra campagna “No alla povertà sanitaria”.
Auspichiamo che il prossimo G7 Salute, che si svolgerà ai primi di ottobre nelle Marche, ponga al centro la questione della salute come un diritto universale da garantire, spingendo il nostro Paese a uno sforzo maggiore per superare questa crisi. Conclude la Presidente Adoc nazionale, Anna Rea.