Banner

13.06.2013 – Beni culturali, mobilitazioni in tutta Italia!

megafono

Riorganizzare un settore alla deriva

 

Al via le mobilitazioni su tutto il territorio nazionale dei dipendenti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Una protesta per chiedere la riorganizzazione di un settore da troppi anni lasciato alla deriva, con ripercussioni estremamente negative sulla piena accessibilità del patrimonio culturale del nostro Paese e pesanti ricadute in termini di valorizzazione delle professionalità per i numerosi lavoratori pubblici che operano nei musei, nei siti archeologici, nelle biblioteche e negli archivi (quasi 20 mila).

Uil Pa – Fp Cgil – Cisl Fp – Flp – Unsa Confsal e Ugl Intesa hanno indetto due grandi giornate di mobilitazione. Il 24 giugno p.v. si svolgeranno assemblee e iniziative negli archivi, nelle biblioteche e nei musei di tutta Italia mentre il 28 giugno sarà il turno dei siti archeologici e culturali più significativi con manifestazioni e azioni informative aperte alla partecipazione dei cittadini.

Si tratta di un vero e proprio “stato di abbandono” di un settore che invece dovrebbe essere trainante per l’economia nazionale. Il tutto non soltanto causato dalla deprecabile logica dei tagli lineari attuata dagli ultimi Governi ma anche dalla mancanza di una visione strategica da parte delle Istituzioni preposte nonché da una incomprensibile confusione di funzioni fra organi nazionali, sovrintendenze e direzioni territoriali.

Due giornate di protesta per porre all’attenzione delle forze politiche i problemi del settore e, soprattutto, per chiedere soluzioni concrete per un rilancio vero e concreto e per la tutela e la salvaguardia occupazionale e retributiva dei lavoratori. Le Organizzazioni Sindacali chiedono di mettere fine alla drammatica carenza degli organici e di garantire il pagamento delle indennità di turno e del salario collegato ad attività specifiche dei lavoratori: “Vogliamo fare del patrimonio culturale un volano economico. Per questo pretendiamo il rispetto dei diritti contrattuali, e chiediamo più riconoscimento professionale, più formazione, più attenzione alle competenze”.

In allegato il comunicato congiunto inviato alle agenzie di stampa.