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Agenzia unica per le attività ispettive, respingiamo ogni forma di corporativismo

Riteniamo opportuno pubblicare il commento a firma del Sig. Michele Santoliquido, Ispettore del Ministero del Lavoro di Como, pervenuto via mail in data 26 febbraio 2015 e proveniente dal suo indirizzo di posta elettronica istituzionale, a seguito della lettera inviata dalla nostra Organizzazione Sindacale al Presidente della Repubblica in ordine alla costituzione dell’Agenzia unica per le attività ispettive: “Vergogna ricorrere all’intervento del Presidente della Repubblica, per l’agenzia unica per le ispezioni sul lavoro. Gli ispettori del lavoro vogliono con forza l’agenzia unica per il lavoro, è ora di cambiare.”

Questa affermazione, al di là delle considerazioni di merito, colpisce in modo particolare per il concetto corporativistico che la connota. Si tratta di un atteggiamento che tradisce il millantato patrocinio delle “caste”, proprio di coloro che sono abituati a lottare per rivendicare per sé, senza prestare attenzione né alle esigenze di solidarietà con gli altri lavoratori, né al movimento generale della società e ai suoi problemi complessivi.

Queste “prese di posizione” di carattere elitario non troveranno mai alcuna sponda della nostra azione Sindacale. Non ci sono figli e figliastri! Le nostre battaglie sono a tutela di tutti i lavoratori, senza alcuna distinzione di sorta.

Nelle azioni di lotta intraprese sulla costituzione dell’Agenzia unica per le attività ispettive noi intendiamo tutelare tutti, Ispettori del Ministero del Lavoro, di Inps e Inail, unitamente a tutto il personale amministrativo coinvolto nell’operazione e che sarà costretto a subire una mobilità forzata con gravissime ripercussioni sulla propria vita personale e familiare.

Caro Ispettore del Lavoro, le nostre azioni sono e saranno sempre nell’interesse di tutti i lavoratori e del Paese.

Ci vergogniamo, invece, che tra i dipendenti pubblici ci sia ancora qualcuno che si arrocca nella difesa di presunti privilegi classisti e non abbia a cuore né la funzionalità delle attività cui è preposto né il destino di quei 5.000 lavoratori, appartenenti alla sua stessa Amministrazione, che saranno i primi a pagare a caro prezzo una scelta politica iniqua e scellerata.

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