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Manifestazione nazionale 8 novembre: perché noi ci saremo

Stiamo assistendo ad una progressiva erosione dei servizi pubblici. La motivazione è il contenimento della spesa pubblica, dieci anni di tagli che dovevano rendere migliore il rapporto debito pubblico-Pil. La verità è che questi tagli hanno contribuito a portare il nostro paese verso una crisi senza precedenti.

Risulta incredibile come si continui a somministrare al paziente Italia lo stesso medicinale che non solo non lo ha guarito ma che lo sta portando ad aggravarsi ogni giorno di più. Il problema è che si parte da una analisi vecchia che non solo non riesce ad interpretare la realtà ma non consente neanche di individuare soluzioni.
Abbiamo studiato come la ricchezza si producesse attraverso la combinazione dei vari fattori della produzione, due in primis, capitale e lavoro. Da lì il problema della distribuzione della ricchezza, prodotto tra chi offriva il capitale e chi offriva il lavoro. A lungo ci hanno spiegato che se non si produce ricchezza questa non può essere redistribuita. Ma come si produce la ricchezza oggi? Meglio dove è allocata la grande ricchezza.
Il denaro, almeno fino all’inizio di questo secolo, era uno strumento per acquisire beni che a loro volta dovevano essere destinati all’utilizzo come mezzi di produzione ovvero destinati al consumo. La produzione industriale, la produzione dei servizi rappresentavano la fonte di reddito. Con la c.d. finanziarizzazione dei mercati, oggi tutto questo è meno vero. La maggior parte della ricchezza non viene prodotta attraverso la produzione di beni e servizi ma attraverso le speculazioni finanziarie. La massa di denaro circolante, nelle sue varie forme, a cosa equivale?
Una volta lo stato che emetteva moneta garantiva la convertibilità della stessa in oro. Successivamente lo garantiva con la sua economia, cioè con l’adeguatezza della quantità di denaro emesso alla ricchezza del sistema paese. Oggi è ancora così? A noi pare di no. In Giappone si stampa moneta a iosa ma non c’è la svalutazione dello yen, attesa, perché? Il dato è che la moneta difende il suo valore a prescindere dalla ricchezza che pure dovrebbe rappresentare.
Già qualche anno fa alcuni esperti finanziari ci spiegavano come dovevano essere fatti gli investimenti mostrando grafici rappresentativi degli andamenti delle borse e dei titoli che presupponevano concetti tipo ciclicità. Ci si domandava se l’azienda dovesse essere monitorata, valutata, prima di procedere all’investimento delle sue azioni. La risposta era che ciclicamente il titolo aveva andamenti prevedibili. Un investimento speculativo che tradiva il concetto stesso di azione, quello di finanziare il progetto di impresa, partecipare con il proprio capitale a produrre ricchezza attraverso la produzione.
Paul Wilmott, ricercatore in quantitative finance, con il Financial Modelers’ Manifesto, spiega come un limite che incontrano gli economisti è quello di considerare la scienza economica come una disciplina scientifica, secondo la quale la replicabilità dei fenomeni costituisce garanzia di veridicità. In realtà, l’economia è determinata dal comportamento delle persone e non può per questo essere compresa in mere formule matematiche. L’autore denuncia così come l’approccio degli economisti sia incapace di rappresentare tutti i fenomeni, di ciò gli economisti stessi devono prendere consapevolezza. La prudenza dovrebbe soccorrere allorquando si elaborano ricette economiche.
Si può produrre ricchezza senza lavoro? Apparentemente si, ma è falsa ricchezza. Denaro che produce denaro non produce ricchezza.
E allora il lavoro deve essere davvero il fondamento della società. Non a caso la Costituzione Italiana parte dall’affermazione che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro è il realizzarsi della persona nel contesto sociale, quale suo contributo per soddisfare i bisogni degli altri cittadini. Il lavoro quindi deve essere messo al centro di ogni ragionamento politico. Ma non come costo, non come fattore della produzione, non come elemento necessario per garantire un adeguato livello dei consumi, ma come il modo di essere cittadini, perché il rispetto del lavoro è il rispetto della persona che lo svolge.
Ecco, il nostro comportamento è determinante. Oggi il denaro sembra essere sussistente ma non è così. Oggi accettiamo che una finta ricchezza sia concentrata in poche mani, possiamo mai pensare che i banchieri siano loro a dire che la moneta non ha valore? Allora i cittadini devono essere consapevoli che la società presuppone un patto, dove ognuno ha i suoi doveri e i suoi diritti.
Non può essere l’equilibrio di bilancio a determinare i nostri diritti di cittadinanza. Non lo può essere perché non condividiamo il presupposto di cosa sia ricchezza. La ricchezza non è il denaro. La ricchezza è il nostro ambiente, i nostri saperi, la nostra capacità di avere strumenti per soddisfare i nostri bisogni, la capacità di arricchirsi della libertà di ognuno che possa esprimere la sua individualità senza mortificare quella dell’altro. Ricchezza è poter avere accesso ai diritti costituzionalmente garantiti, alla sicurezza, alla istruzione, alla salute, alla libertà di pensiero.
Noi vorremmo essere più ricchi, noi vorremmo che i nostri figli non siano più poveri.
Così noi l’8 novembre sfileremo per le strade di Roma, per dire che vogliamo una politica diversa, più consapevole.

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